Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

L’arcivescovo celebra con la veste leopardata a Ruvo di Puglia, sfottò sul web. Ma c’è un motivo religioso

Piovono commenti irriverenti sui social all’indirizzo di monsignor Nicola Girasoli, la Diocesi spiega la scelta del prelato. Il precedente di Papa Francesco

Monsignor Nicola Girasoli celebra assieme al vescovo di Molfetta, monsignor Domenico Cornacchia,a Ruvo di Puglia

Bari, 18 settembre 2023 – Qualche fedele ha pensato a un colpo di testa quando ha visto monsignor Nicola Girasole, nunzio apostolico in Slovacchia, celebrare messa a Ruvo di Puglia, con indosso una casula leopardata. Le foto del prelato che concelebrava con con Domenico Cornacchia il 7 settembre scorso, per i 40 anni di sacerdozio di don Salvatore Summo, parroco della concattedrale ruvese, hanno fatto il giro del web. 

I commenti caustici dei fedeli sui social si sono moltiplicati in poche ore. “Un prete tigre che lotta contro il male”, hanno scritto facendo riferimento al cartone animato ‘L'uomo tigre’. Si è ironizzato sul “modello animalier alla Tarzan”, che avrebbe reso gli “animalisti muti”, sul look, che avrebbe "reso invidiosa persino Crudelia Demon”. Eccetera, eccetera. 

Dietro l’uso di quel soprabito c’è però una spiegazione tutta religiosa che niente ha a che vedere con l’eccentricità di una scelta modaiola, come invece più di qualcuno ha ipotizzato. A illustrare le motivazioni di Girasole ci ha pensato la Diocesi di Molfetta in un post sul profilo Facebook della Cattedrale di Ruvo, pubblicato una settimana dopo la celebrazione, con la polemica ancora ‘calda. 

“Date le interpretazioni particolari e sui generis, si precisa che la casula indossata per la celebrazione fa parte della espressione locale della liturgia ufficiale dei popoli poveri africani di cui il Celebrante si è sempre interessato con passione nel suo mandato pastorale. Tale casula è stata indossata per ringraziare il Signore in merito alla costruzione di una casa per i più bisognosi di quei territori”.

Chi scrive ammette che “i commenti irrispettosi sono dovuti alla non conoscenza”. Eppure bastava ricordare – e qualcuno l’ha fatto sul web – la visita di 4 anni fa di Papa Francesco in Mozambico, per immaginare che ci fosse una ragione in quell’abito. Il 6 settembre 2019, a Maputo, il Pontefice incontrò un enorme numero di fedeli e, per l'occasione, la stoffa bianca della pianeta papale fu arricchita con inserti simil-pelle di giaguaro. Un omaggio alle usanze locali.

Concessa l’indulgenza per ignoranza, la Diocesi ammonisce: “Vi preghiamo di rettificare le interpretazioni non consone”.