Venerdì 8 Novembre 2024
LORENZO CASTELLANI
Cronaca

Molotov contro il consolato Usa a Firenze, l’Italia e l’immunità perduta

Il nostro Paese per lungo tempo considerato il più sicuro rispetto al terrorismo islamico. Ora siamo in una fase politica nuova in cui gioca un ruolo anche la crescita dell’immigrazione

Roma, 2 febbraio 2024 – Per lungo tempo l’Italia è stata considerata un paese più sicuro degli altri rispetto alle minacce terroristiche. Colpisce pertanto la notizia delle bombe molotov contro il consolato americano di Firenze rivendicato da qualcuno che si proclama affiliato ad Hamas. Da molto non si verificavano sul territorio italiano episodi riconducibili al terrorismo internazionale, per altro rivendicato per la prima volta attraverso un video. Questo avvenimento sembra fare il paio con le recenti dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto che ha messo in guardia rispetto alle minacce di guerra che attraversiamo e ha ipotizzato un piano per il richiamo dei riservisti delle forze armate. È evidente, dunque, che in questa fase il livello di allerta stia crescendo.

L'esercito davanti al Consolato Usa a Firenze (New Press Photo)
L'esercito davanti al Consolato Usa a Firenze (New Press Photo)

Certo si deve considerare che l’attentato non è stato rivolto alle istituzioni italiane, ma ad una struttura americana e da sempre Washington rappresenta una sorta di grande capro espiatorio dell’Occidente. Ad ogni modo anche l’Italia diventa campo di attacchi. Eppure, si diceva, il nostro paese è stato considerato una sorta di “isola felice” per quanto concerne gli attentati di matrice islamica. Siamo l’unico dei grandi paesi europei a non aver mai subito azioni terroristiche a sfondo religioso. Ciò dipende, sul piano storico, da tre fattori. Il primo è la notoria eccellenza delle forze dell’ordine italiane in questo settore, addestrate dagli invece numerosi atti di terrorismo interno che il paese ha dovuto fronteggiare tra gli anni sessanta e gli anni novanta. Il secondo è, con buone probabilità, il rapporto che la politica italiana ha sempre coltivato col mondo arabo e islamico nei decenni passati sia per reti diplomatiche e di intelligence sviluppate nel corso di tutto il ventesimo secolo e sia perché, con l’avallo implicito degli americani, l’Italia ha potuto giocare fino alle primavere arabe un ruolo di cesura, a volte ambiguo, tra mondo arabo ed europeo. Il terzo fattore è dato dalla presenza del Vaticano nel nostro paese, con i pontefici che hanno sempre spinto per la tolleranza e il dialogo interreligioso. Un deterrente, forse, perché attaccare la culla del cattolicesimo significherebbe intaccare il simbolismo sacro di una altra grande religione monoteista con ripercussioni imprevedibili in molti altri teatri in cui cristiani e musulmani convivono.

Quest’ultimo elemento ancora persiste, così come il primo, mentre per quanto concerne il fattore politico siamo oramai entrati, dopo il 2011-2012, in una fase politica nuova. La perdita di un rapporto privilegiato con la Libia, il disordine in nord Africa e la radicalizzazione della politica islamica, la penetrazione di Russia e Cina nel continente africano hanno dischiuso una fase politica nuova in cui l’Italia ha molte meno leve da utilizzare per evitare che, al pari degli altri paesi europei, diventi un bersaglio delle organizzazioni terroristiche. Gioca un ruolo anche la crescita dell’immigrazione e le oggettive maggiori difficoltà di integrazione che si presentano per i migranti mussulmani. Se è giusto aver sposato una politica pienamente filo-atlantica, non vanno sottovalutati i rischi di sicurezza che questa scelta può comportare in un contesto internazionale oramai deteriorato. Con la crescita della popolazione immigrata, inoltre, diventa sempre più semplice per le organizzazioni terroristiche potersi infiltrare al fine di compiere attacchi. Da questo punto di vista, il piano Mattei può esser utile per coltivare relazioni diplomatiche necessarie anche ai fini della sicurezza interna. Governare i flussi migratori, integrare realmente chi viene accolto e una diplomazia, sempre nei limiti della sfera occidentale, più aperta verso i paesi islamici diventa cruciale per proteggere l’Italia.