"Alpino molesto, se mi tocchi ti calpesto". Allo slogan, il gruppo femminista ’Non una di meno’ aveva accompagnato il dossier con oltre 500 segnalazioni di altrettante donne, che sarebbero state molestate dagli alpini durante l’Adunata nazionale a Rimini a maggio. Ma solo una di loro, una 26enne riminese, era andata poi a denunciare. A due mesi dall’Adunata, la Procura di Rimini chiede l’archiviazione. A confermarlo il procuratore capo Elisabetta Melotti. "È stata depositata al gip la richiesta d’archiviazione, per l’impossibilità di identificare i presunti responsabili". Gli inquirenti, dove aver visionato le telecamere, che coprono solo parzialmente la zona dove sarebbe avvenuto il fatto, non sono riusciti a identificare i tre uomini che avrebbero molestato la ragazza il 7 maggio.
La ragazza si era presentata insieme al suo avvocato dai carabinieri il 10 maggio. A loro aveva raccontato di come quel sabato pomeriggio verso le 16,30, mentre si trovava con un’amica sul lungomare dalle parti di piazzale Fellini, vicino a dov’era allestito il ristorante per gli alpini, tre uomini di mezza età col cappello da alpino l’avessero seguita, accerchiata e strattonata, tra offese e frasi dai espliciti contenuti sessuali. Uno di loro l’aveva tirata per un braccio. Né le telecamere né l’amica, che non ha saputo fornire nuovi elementi per identificarli, hanno permesso di risalire agli autori delle molestie.
Da qui la richiesta di archiviazione della Procura: toccherà adesso al giudice decidere se chiudere il caso o disporre altri accertamenti. "Non sono stupita della richiesta di archiviazione – dice l’avvocato della ragazza –. Nella denuncia abbiamo fornito tutti i dati in nostro possesso, ma è ovvio che tra le tante persone presenti identificare i tre autori era un’impresa alquanto difficile. Noi restiamo convinti che la denuncia era doverosa. La ragazza è stata strattonata e tirata, le hanno messo le mani addosso. Ma non abbiamo nulla contro il corpo degli alpini".
Che cantano già vittoria. Dopo la gogna mediatica, che quasi ha fatto passare in secondo piano il successo dell’Adunata a Rimini (con oltre 400mila presenze e un indotto di oltre 150 milioni), l’associazione nazionale degli alpini va al contrattacco. "Invece di generalizzare su un corpo e su un’associazione che hanno dimostrato in tutti questi anni i loro valori e ideali, bisognerebbe essere più cauti – dice il presidente di Ana (l’associazione degli alpini) Sebastiano Favero – Purtroppo si sparano sentenze senza alcuna prova e non si ha neanche il coraggio di chiedere scusa". Il portavoce di Ana Massimo Cortesi annuncia: "Oggi incontreremo i nostri legali e siamo pronti a perseguire chi ha gettato tonnellate di fango su di noi e a querelare". Dal canto loro, le femministe di ’Non una di meno’ ribadiscono: "Casi di molestie ce ne sono stati. Se non è stato possibile individuarne i responsabili, è a causa delle insufficienti misure di sicurezza". Intanto la politica si divide. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia incalzano: "Chi chiederà ora scusa agli alpini?". Dal Pd la replica: "Non c’è da esultare. La denuncia verrà archiviata non perché le molestie non ci siano state, ma perché non è stato possibile individuare i colpevoli".
Manuel Spadazzi
Mario Gradara