Roma, 29 dicembre 2022- L’atavica, ma spesso ingiustificata, paura degli animali selvaggi fa pensare che dobbiamo sempre difenderci a priori. Errore. A volte sono loro a dover essere difesi dall’uomo, dalla sua presenza, dalla sua espansione e dalle sue azioni, a volte in buona fede e a volte no. Nelle forre del Parco nazionale d’Abruzzo, il Louvre italiano della biodiversità che ha appena compiuto 100 anni (come il Gran Paradiso) dove vivono fra gli altri camosci, aquile, cervi, gatto selvatico, la comandante Clara ‘salva’ gli orsi marsicani dagli uomini, cioè li tutela per evitare situazioni spiacevoli per gli uni e per gli altri. Clara D’Arcangelo, è il colonnello dei carabinieri forestali che comanda il nucleo di 36 uomini tra il reparto di Pescasseroli e le cinque stazioni dei versanti abruzzese, molisano e laziale.
Comandante, quanti sono gli orsi marsicani del parco? "Più o meno una cinquantina di esemplari e su questo animale si concentra buona parte del nostro lavoro".
Come la mettiamo se sconfinano? "Non è un avvenimento anomalo, ma un fatto positivo. Significa che la specie tende ad allargarsi e a riprodursi. Ma su questo aspetto bisogna vigilare attentamente e lo facciamo insieme ai guardaparco, altro nucleo di uomini fondamentale per la tutela dell’ambiente".
Sono pericolosi? "In linea di massima no, ma bisogna usare precauzioni ed evitare contatti ravvicinati. Gli abitanti del parco sono in linea di massima abituati alla presenza dell’orso. Ma se qualche esemplare si avvicina in aree dove c’è meno abitudine alla sua presenza e compie incursioni nei pollai c’è chi potrebbe reagire con gesti sconsiderati".
È successo? "Capita. Anni fa in una zona contigua al parco della Maiella un esemplare entrò in un pollaio un paio di volte. Il proprietario perse la pazienza lo fece secco a fucilate, senza pensare che si tratta di un animale protetto. Fu denunciato da noi e condannato".
I danni vengono rimborsati? "Con gli orsi sempre al cento per cento anche in una fascia esterna al parco. Basta fare denuncia e attendere la stima dei tecnici. I tempi sono rapidi".
E se un esemplare insiste nelle scorribande? "Dobbiamo fare di tutto per farlo desistere con vari metodi, mai cruenti. A volte li spaventiamo anche con i botti o proiettili di gomma innocui".
Racconti una storia. "Oltre un anno fa Juan Carrito, giovane esemplare che porta il nome di un paese del parco, esordì ripulendo il frigorifero di un pasticceria. Poi fece altri blitz. Un discolo. Abbiamo dovuto lavorare parecchio per tenerlo alla larga dai centri abitati. Ora è cresciuto e ha messo giudizio".
La convivenza con i turisti? "Altro tema importante che ci impone di monitorare continuamente i movimenti degli orsi. C’è chi cerca il selfie con gli animali, pericolosissimo se c’è di mezzo una femmina con i piccoli, chi cerca di dar loro da mangiare, gesto proibito dalle regole del parco per evitare eccessiva confidenza con l’uomo".
Esiste il bracconaggio? "In passato sì, oggi è molto ridimensionato".
Ci sono pericoli per gli orsi con le attività dell’uomo? "Anche qui dobbiamo vigilare con un’attività di educazione e di avvertimenti. Sulle strade ci sono segnalazioni per evitare gli investimenti. Un’orsa nel 2019 è stata travolta col suo cucciolo, rimasto indenne, sulla strada per Roccaraso e un’altra in Molise. Nel 2018 una femmina e due cuccioli sono affogati in una vasca per abbeverare gli animali. La rete di protezione era danneggiata".
Si dice che per difendere greggi e animali domestici c’è chi usa bocconi avvelenati. "Purtroppo ci sono persone che ricorrono a questi sistemi. Noi vigiliamo con pattuglie cinofile specializzate in tandem con i guardaparco. Il controllo in generale avviene anche di notte".
Qual è il tasso di sopravvivenza dei cuccioli? "Molto basso, circa del 50%. A volte sono i maschi che uccidono i piccoli per indurre la femmina ad accoppiarsi di nuovo. È per questo che a volte esse scendono a valle".
È vero che gli orsi abruzzesi hanno un nome? "Quelli che teniamo sotto controllo col radiocollare sì. Carrito è figlio di Amarena. Valerie fu nominata in onore di una signora che donò un milione di dollari per la tutela di questi plantigradi. Ora c’è anche Raffa, una bella femmina, chiamata così in omaggio a Raffaella Carrà. È nata il giorno della sua scomparsa".