Roma, 11 gennaio 2023 - "Sono felicissima per la famiglia Orlandi, mi auguro che la loro lunga battaglia venga premiata, ora spererei qualcosa anche per mia sorella". Tra quanti sono saltati sulla sedia al momento in cui è trapelata la notizia che il Vaticano, clamorosamente, avvierà indagini sulla scomparsa della sua cittadina Emanuela Orlandi, c’è anche lei, Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, l’altra ragazzina scomparsa a Roma nello stesso anno, il 1983, anche se più di un mese prima, il 7 maggio. Anche Mirella come Emanuela aveva solo quindici anni. "Finalmente si accende la luce sulla verità. Io sono e resto a disposizione, qualora gli inquirenti vogliano sentirmi. Tutto purché si continui a cercare la verità", ripete la sorella.
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"Torno tra dieci minuti" aveva detto, poi il buio. Mirella aveva 15 anni quando sparì quel 7 maggio del 1983. Viveva nel quartiere di Porta Pia. "A noi arrivò una telefonata al bar in via Volturno dei miei genitori, che ora gestisco io – ha raccontato in passato in diverse interviste Maria Antonietta –. La persona elencò le etichette degli abiti che Mirella indossava il giorno della scomparsa, biancheria compresa". Il fotografo romano Marco Accetti disse di aver fatto lui quella telefonata. "L’hanno interrogato per un anno e mezzo, ma non sono riusciti a trovare quasi niente. Lui si è autoaccusato, ma sembra che non ci sia nulla di certo".
Signora Maria Antonietta, che effetto le fa ora apprendere dell’avvio di una nuova inchiesta vaticana sulle tracce di Emanuela?
"Sono felicissima per loro, speriamo che la verità su Emanuela venga luce. Naturalmente il caso di mia sorella è diverso, innanzitutto perché non era una cittadina vaticana ma italiana. Ma proprio per questo ho di nuovo speranza che qualcosa si possa muovere anche per mia sorella, che la procura di Roma riapra le indagini".
Ma tra i due casi non c’è un legame accertato?
"È vero che tirando fuori tutti i fascicoli ci sono delle combinazioni diciamo, delle sovrapposizioni, non si può dire con certezza che si tratti dello stesso rapimento o della stessa azione criminale. Piuttosto noi siamo convinti che ci sia una verità di fondo che non sappiamo che le due ragazze hanno condiviso".
Ci sono elementi nuovi per riaprire un’indagine?
"Elementi del tutto nuovi no, diciamo che molti elementi non sono stati presi nella giusta considerazione, andavano approfonditi meglio. So che riprendere in mano il tutto è difficile, tante persone non ci sono più, si affievoliscono le memorie di chi c’era ma se si vuole, si può".
Secondo lei, perché tutto ciò sta avvenendo adesso?
"Io penso che sia stata tutta una serie di accadimenti che sommandosi hanno risvegliato la coscienza sui destini di Emanuela e di Mirella. Cose come il documentario Netflix Vatican girl, la proposta di legge di una commissione parlamentare di inchiesta in cui si sono impegnate diverse forze politiche e che riguarda oltre che il caso Orlandi e quello Gregori anche quello di Simonetta Cesaroni. Ma anche qualcos’altro ha influito".
Che cosa?
"È un pensiero che abbiamo fatto un po’ tutti, una specie di domanda comune che in molti stiamo condividendo: tutto ciò sta succedendo a pochi giorni dalla sepoltura di Benedetto XVI. E dunque la domanda, perché adesso? Perché dopo 40 anni è legittima".
Lei che cosa si augura adesso?
"Il destino delle ragazze io credo che sia stato lo stesso, ora vorrei che la procura di Roma facesse lo stesso per mia sorella, Mirella non va dimenticata".