Roma, 12 marzo 2017 - GLI ADDETTI ai lavori lo chiamano articolo 7. Per i dirigenti del ministero della Salute è una specie di ruota della fortuna che distribuisce un’indennità tra i 17 e i 25mila euro l’anno e che rende le buste paga dei grand commis di quel dicastero ben più pesanti di quelle dei pari grado degli altri comparti della pubblica amministrazione. Con livelli retributivi annui lordi complessivi che superano ampiamente i 215mila euro (addirittura i 236mila nel 2015) per i super-burocrati di prima fascia e che vanno ben oltre i 105mila per quelli di seconda fascia.
L’indagine sulla trasparenza delle amministrazioni pubbliche tocca in questa puntata il ministero della Salute: il sito contiene i dati aggiornati al 2016, anche se mancano – in assenza dell’entrata in vigore dell’obbligo specifico – le dichiarazioni dei redditi e quelle patrimoniali di ciascun manager. Ma, prima che dagli elenchi, occorre partire dal citato articolo 7 perché fa la differenza. Eccome.
Ebbene, è l’articolo della legge numero 362 del 1999 e, al di là delle motivazioni (sindacal-corporative) per cui venne introdotto (equiparare i trattamenti degli «amministrativi» a quelli delle «professioni sanitarie»), ha avuto l’effetto di far lievitare le retribuzioni di tutti i dipendenti del ministero guidato oggi da Beatrice Lorenzin. A partire, come si può immaginare, da quelle dei dirigenti. Per questi ultimi, infatti, l’indennità derivante annualmente da quella norma corrisponde a circa 17mila euro per i dirigenti di seconda fascia, per arrivare oltre i 25mila per quelli di prima fascia. A questi compensi si aggiungono premi di risultato che, per i dirigenti di secondo livello, partono di fatto da almeno 12mila euro annui ma possono anche essere ben più rilevanti. E che per quelli di primo livello sono superiori comunque a 20mila euro (nel 2016), fino a toccare addirittura i 43mila come è accaduto nel 2015 tra saldi e acconti.
TIRANDO le somme, la classifica dei direttori generali della Salute vede in testa Silvio Borrello, con poco meno di 221mila euro lordi l’anno. Seguono: Marcella Marletta, sopra i 220mila, Massimo Casciello, Giuseppe Celotto, Giuseppe Ruocco, Gaetana Ferri, tutti intorno ai 217mila euro. E ancora, a 214mila circa, Daniela Rodorigo, Rossana Ugenti, Giovanni Leonardi e Giuseppe Viggiano. E il 2016 non è stato neanche uno degli anni migliori». Nel 2015 i 10 grand commis indicati sono arrivati tutti (ma proprio tutti) poco sotto la soglia legale dei 240mila, a 236 mila 500 euro. Con retribuzioni di risultato uguali fino all’ultimo centesimo: 20.912,50 euro nella busta paga 2016, 42.951,52 euro in quella del 2015. Come se a scuola gli studenti prendessero tutti dieci.
INSOMMA, a conti fatti non si raggiungono i mega-stipendi dei direttori centrali dell’Inps (e anche dell’Inail), ma ci si avvicina, soprattutto nel 2015. Lasciando indietro anche di 40mila euro i super-dirigenti di un ministero come l’Economia.
Quanto ai circa 115 dirigenti di seconda fascia, le oscillazioni sono più ampie perché in pratica vi sono quattro sotto-classi stipendiali, ma comunque per tutti si superano i 105mila euro lordi l’anno, con non pochi casi oltre i 120mila.