Martedì 30 Luglio 2024
BEPPE BONI
Cronaca

Migranti, "Pronto lo scudo libico"

La strategia dell'ammiraglio Enrico Credendino, comandante della missione 'antiscafisti' della Ue. Dall'estate in azione 10 motovedette

L'ammiraglio Enrico Credendino (Imagoeconomica)

L'ammiraglio Enrico Credendino (Imagoeconomica)

AMMIRAGLIO Enrico Credendino, sono pronti ad entrare in servizio i guardacoste libici addestrati dalla Missione Eunavfor Med Sophia che lei comanda?

«È stato completato il primo blocco addestrativo di 14 settimane e abbiamo preparato a tutte le funzioni gli uomini della guardia costiera, in totale 93 unità, su una nave olandese e sulla nostra San Giorgio. Tre equipaggi sono già pronti. Manca solo un ultimo mese di formazione sulle motovedette donate dall’Italia. Altri 5 equipaggi termineranno il corso a breve nelle basi della Marina italiana fra Taranto e la Maddalena, dove però gli allievi, anche per altre funzioni, saranno 255».

Sono previsti altri moduli?

«Un altro pacchetto prevede addestramento a terra di altre figure di comando: 20 libici addestrati a Creta e 24 a Malta. Altri 48 sono previsti in Spagna».

Quando cominceranno a pattugliare le acque libiche?

«Verosimilmente in estate. Su ogni motovedetta ci saranno 13 persone tra cui ufficiali, sottufficiali, motoristi e altri. Ma non sta a me decidere i tempi».

In che spazio di mare effettueranno i controlli?

«Abbiamo formato personale della zona ovest, cioè la Tripolitania, che peraltro è il luogo da dove parte la maggior parte dei migranti. Dieci imbarcazioni, credo, saranno sufficienti per contrastare il traffico di esseri umani ma anche il traffico di armi, droga e petrolio. Saranno impegnate ovviamente anche nel salvataggio. L’anno scorso sono morte oltre 5mila persone in acque libiche, perché noi operiamo solo in area internazionale e loro non hanno i mezzi».

Si spingeranno anche in zona Tobruk?

«Noi abbiamo addestrato personale selezionato dal governo Sarraj e che risponde quindi a Tripoli».

Quali sono le regole d’ingaggio dei neo guardacoste?

«Sono in grado di assolvere tutti i compiti della Guardia costiera: controllo della pesca, soccorsi e lotta alle attività criminali su standard europeo. Con noi hanno contribuito alla formazione enti come Unhcr, Frontex e altri. E si è calcato molto su rispetto dei diritti umani e gestione dei soccorsi».

Vero che ci sono stati episodi di violenza in mare?

«È difficile dirlo. Là ci sono Guardia costiera militare e civile e noi ci occupiamo della prima. Poi spesso risulta che le milizie usano mezzi e uniformi dei guardacoste».

Dove finiranno i migranti intercettati dai libici?

«Verranno riportati in Libia. La Ue sta lavorando per la costruzione di campi attraverso una missione civile proprio in Libia che oggi ha solo pianificatori ma che in futuro sarà responsabile dell’addestramento delle forze di polizia civili. Noi siamo partiti subito per dare ai libici la capacità di salvare vite umane e combattere gli scafisti. La Ue sta investendo molto a terra, sia in Libia che nei Paesi di partenza dei migranti».

Il ministro dell’Interno Minniti ha ipotizzato che con la disfatta dell’Isis a Mosul e Raqqa possano arrivare guerriglieri sui barconi.

«Abbiamo sempre detto che è una possibilità. Per ora non abbiamo avuto riscontri».

In che modo i mezzi di Eunavfor potranno interagire con i guardacoste libici?

«Noi non possiamo entrare in acque territoriali. Perché ciò si verifichi serve una richiesta formale del governo libico. Servono però un governo forte e una risoluzione Onu. Potremo verificare, pur stando in acque internazionali, come lavorano i libici e se il nostro training funziona. Sarà un ruolo di monitoring, cioè di verifica, che ora non è strutturato. Poi ci saranno scambi di informazioni e stretta collaborazione».

Esempio: scatta una operazione in acque libiche, che succede?

«Soccorsi a parte, gli arresti di eventuali scafisti sono affidati a loro. Noi controlliamo e verifichiamo se stanno facendo bene o male. In ogni caso l’anno scorso, pur con pochi mezzi, i libici hanno soccorso 14 mila persone».

Quindi secondo lei con 10 motovedette in azione diminuiranno gli arrivi in Italia quest’estate?

«Penso che quando saranno operativi tutti i pattugliatori il flusso calerà. Ci vorrà tempo, anche perchè gli equipaggi dovranno fare un altro mese di addestramento in mare. I mezzi sono pronti, 4 donati dalla Guardia di Finanza e 6 dal Ministero degli Interni».

Sono possibili centri di raccolta in Libia?

«È una questione politica. Bisogna vedere se la Ue farà accordi con Libia e Tunisia e forse con l’Egitto. Ci sono diverse opzioni al vaglio. Servono due condizioni: bisogna investire nei Paesi d’origine dei migranti e stabilizzare la Libia. Così si chiuderà il flusso verso l’Italia. La Ue sta lavorando su questi fronti. Ma è un processo lungo. Come ha detto il premier Paolo Gentiloni nemmeno mago Merlino può risolvere la situazione».

Nel 2016 sono arrivati in Italia 180 mila migranti. Il vostro grande impegno non frena il flusso.

«L’operazione Sophia è parte del puzzle della Ue. I risultati vanno considerati nell’insieme. In ogni caso abbiamo tolto agli scafisti 400 imbarcazioni, fra cui 100 grandi pescherecci e 104 schiavisti sono stati consegnati alle autorità. Tutto ciò ha contenuto l’aumento del flusso che altrimenti sarebbe stato superiore».

Come funziona l’embargo delle armi?

«Siamo la prima organizzazione che ha implementato l’embargo Onu. Facciamo controlli ai mercantili in transito. Due nostre navi sono sempre presenti tra Misurata, Bengasi e Derna».

Come agite?

«Come prevede il protocollo, chiediamo alle navi in transito il permesso di effettuare un controllo a bordo. Fino ad oggi ne abbiamo fatti 404. Ma non abbiamo trovato armi».

E se il permesso viene negato?

«Se c’è il sospetto concreto che un mercantile sia implicato nel traffico di armi chiediamo alle autorità di bandiera. Se non c’è risposta, entro 4 ore procediamo con l’abbordaggio».

Come avviene?

«Dipende dalla situazione. Ci sono diversi livelli di pericolosità e quindi di azione. Abbiamo dei team di marines specializzati. Per l’Italia opera la Brigata marina San Marco».

Lei con chi si rapporta in Libia?

«Con i capi della Guardia costiera e della Marina. In più la Ue tiene una delegazione con una ambasciatrice a Tunisi. E lì c’è un mio ufficiale di collegamento».

Eunavfor Med ha contatti con il governo di Tobruk?

«La Ue tratta con il governo riconosciuto del presidente Sarraj e Eunavfor Med agisce di conseguenza».

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