
Un salvataggio di migranti nel Mediterraneo (Ansa)
Palermo, 3 aprile 2019 - Nuovo salvataggio in mare di migranti. La nave 'Alan Kurdi' della ong tedesca Sea Eye ha infatti soccorso 64 persone, di cui 10 donne, 5 bambini e un neonato che si trovavano a bordo di un gommone. "Sono tutti al sicuro sulla nostra nave", ha twittato l'organizzazione umanitaria.
L'allerta era scattato questa mattina alle 10 su segnalazione di Alarm Phone, il servizio telefonico che fornisce ai migranti un numero da chiamare in caso di difficoltà e che aveva ricevuto una telefonata dall'imbarcazione, che si trovava al largo di Zuwarah in Libia. "Abbiamo ricevuto la loro posizione Gps" ma "le autorità che abbiamo chiamato sono irraggiungibili", dice ancora la Ong. Le indicazioni sulla posizione del gommone - sostiene sempre Alarm Phone - sono state inviate via mail sia alla Guardia Costiera libica sia alla Alan Kurdi, che si trovava in zona alla ricerca del barcone con una cinquantina di persone che sarebbe scomparso due giorni fa e di cui non c'è ancora traccia.
#AlanKurdi ha svolto con successo l'operazione di soccorso, salvando 64 persone. Siamo sollevati da questa notizia. Questo caso dimostra l'importanza dell'intervento della società civile e la #flottacivile oltre che l'assenza di attori statali al largo della Libia.
— Alarm Phone (@alarm_phone) 3 aprile 2019
"Ora chiediamo che Italia o Malta assegnino loro un porto sicuro di sbarco", scrive la Mediterranea Saving Humans, la rete delle associazioni italiane che con 'Mare Jonio', al momento ormeggiata a Marsala, si alterna nel Mediterraneo centrale con le altre navi Ong nell'azione di monitoraggio.
Il figlio del ministro Tria imbarcato su Mare Jonio, soccorre migranti
Immediata, però, è arrivata anche la risposta del Viminale. "Nave battente bandiera tedesca, Ong tedesca, armatore tedesco e capitano di Amburgo. È intervenuta in acque libiche e chiede un porto sicuro. Bene, vada ad Amburgo", dice il ministro dell'Interno, Matteo Salvini.
E insorge anche la Marina libica, intimando alle Ong di "non intervenire in acque territoriali per favorire le migrazioni irregolari e aiutare i trafficanti di essere umani". "Siamo un'istituzione degna di rispetto e, in caso di violazione della sovranità del nostro Paese, risponderemo conformemente al diritto internazionale", minaccia infatti il suo portavoce, l'ammiraglio Ayob Amr Ghasem.