Roma, 30 dicembre 2024 – Per scrivere la parola fine sul mancato trattenimento dei migranti illegali in Albania bisognerà attendere che si pronunci la Corte di Giustizia dell'Unione europea. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha accolto la richiesta della Procura generale e "sospeso ogni provvedimento" fino ad allora.
Secondo l'"ordinanza interlocutoria" in merito ai ricorsi presentati dal governo contro le prime mancate convalide emesse dalla sezione immigrazione del tribunale di Roma il 18 ottobre scorso, infatti "la designazione" di Paesi sicuri “può essere effettuata, attraverso un decreto ministeriale, con eccezioni di carattere personale" e "il giudice della convalida, garante, nell'esame del singolo caso, dell'effettività del diritto fondamentale alla libertà personale, non si sostituisce nella valutazione che spetta, in generale, soltanto al Ministro degli affari esteri e agli altri Ministri che intervengono in sede di concerto". Tuttavia, "la procedura accelerata di frontiera non può applicarsi là dove, anche in sede di convalida del trattenimento, il giudice ravvisi sussistenti i gravi motivi per ritenere che il paese non è sicuro per la situazione particolare in cui il richiedente si trova". Insomma il giudice è "chiamato a riscontrare, nell'ambito del suo potere istituzionale, in forme e modalità compatibili con la scansione temporale urgente e ravvicinata del procedimento 'de libertate', la sussistenza dei presupposti di legittimità della designazione di un certo paese di origine come sicuro, rappresentando tale designazione uno dei presupposti giustificativi della misura del trattenimento", si legge ancora nelle 35 pagine dell'ordinanza.
Dunque "il giudice ordinario – afferma la Cassazione – sebbene non possa sostituirsi all'autorità governativa sconfinando nel fondo di una valutazione discrezionale a questa riservata, ha, nondimeno, il potere-dovere di esercitare il sindacato di legittimità del decreto ministeriale, nella parte in cui inserisce un certo paese di origine tra quelli sicuri, ove esso contrasti in modo manifesto con la normativa europea vigente in materia". La Cassazione, dunque, ha deciso di attendere la decisione alla Corte di giustizia dell’Ue, che si pronuncerà il 25 febbraio sia sui ricorsi avanzati da diversi giudici italiani sia dal Tribunale amministrativo regionale di Berlino.
L’ordinanza della Suprema Corte è relativa al caso di un cittadino egiziano il cui trattenimento in un centro in Albania il 18 ottobre scorso non era stato convalidato.