Venerdì 15 Novembre 2024
ETTORE MARIA COLOMBO
Cronaca

Summit sui migranti, Conte minaccia il veto

Salvataggi e collocamenti, Roma pretende la responsabilità condivisa degli Stati Ue Migranti, Merkel: "Senza unanimità andremo avanti coi volenterosi"

Da sinistra Di Maio, Conte e Salvini (Ansa)

Da sinistra Di Maio, Conte e Salvini (Ansa)

Roma, 28 giugno 2018 - L’Italia di Conte è pronta a bloccare le conclusioni sulla parte migranti al vertice dei leader della Ue che si apre oggi se nel testo non sarà inserito il concetto di "responsabilità condivisa sui salvataggi in mare". La notizia arriva da fonti della commissione Ue. Questa è la linea rossa di Roma. L’Italia gialloverde suona il suo tamburo di guerra. Non si tratta di certo di un buon viatico per una soluzione comune. Ecco spiegato il perché del pessimismo della Comunità Ue: "Non c’è ragione di credere che si possa giungere rapidamente a un accordo", dicono sempre le stesse fonti. Il vertice si risolverebbe, dunque, in un sostanziale fallimento: il niet italiano, sommato a quello dei paesi del gruppo di Visegrad, porterebbe all’impasse.

Migranti, Merkel: "Senza unanimità andremo avanti coi volenterosi"

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Basta il veto italiano a far saltare tutto, ma mancherà, in ogni caso, quella "maggioranza qualificata" necessaria per varare il fatidico compromesso di cui tanto si è parlato in questi giorni. A questo punto il vertice si limiterebbe a chiedere alla prossima presidenza di turno della Ue, l’Austria, di proseguire il lavoro avviato, ma senza fissare scadenze. E se Macron è interessato solo alla riforma dell’Eurozona ma è colmo di guai fin dentro l’Eliseo, la Merkel è ormai vittima della guerra interna ad alta intensità con il suo alleato di governo, il leader della Csu Seehofer, titolare di un ultimatum che rischia di far cadere il governo di grosse koalition e accendere una crisi a catena nella Ue. Intanto, per sovrannumero, il governo di Vienna fa sapere che non è disposto ad accettare i migranti respinti dalla Germania.

La 'doccia gelata' che arriva da Bruxelles è contemporanea al ‘sapore della vittoria’ che il governo stava pregustando. Infatti, così cadrebbe il pilastro di tutta la trattativa messa in piedi da Conte: la proposta in 10 punti presentata, domenica scorsa, al vertice informale di 16 paesi Ue ed esposta ieri. Ed è stato proprio alla Camera che Conte ha spiegato che l’Italia "in Europa parla con una voce sola ferma e risoluta" e ribadito la necessità di "superare il trattato di Dublino". Per il premier "l’Italia da anni salva l’onore dell’Europa nel Mediterraneo", ma "l’obbligo di salvataggio non può diventare obbligo di passare le domande di asilo per tutti".

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L’impostazione del governo è che "le coste italiane sono coste europee, il criterio del Paese di primo arrivo va rivisto e superato". Una delle leve italiane per ottenere un cambio di passo sulle migrazioni saranno le sanzioni alla Russia, ma il premier guarda oltre la vicenda dei migranti e chiede a Bruxelles di mandare un segnale sul fronte conti pubblici. Di fatto, si tratta di una richiesta di maggiore flessibilità per provare a mantenere la promessa del reddito di cittadinanza. Ma se Dublino resta tale e le promesse di Conte pure, le responsabilità sui migranti restano addossate solo ai Paesi di prima approdo, proprio come l’Italia. Anche a palazzo Chigi vedono molto nera la situazione. Ecco perché quando mezzo governo viene ricevuto al Quirinale, come è prassi, i commensali (Conte, i due vicepremier, Giorgetti, i ministri Trenta, Tria, Savona, Moavero) registrano notevole sollievo nel vedere ricevere, dal Capo dello Stato, un sostanziale pieno sostegno alla linea (dura e pericolosa) dell’esecutivo.