Roma, 27 febbraio 2023 - L’hanno chiamata la rotta dello Ionio, o la rotta dei velieri (caicchi o gulet turchi di solito, ma anche vecchie barche a vela ucraine o turche). È una appendice della rotta del Mediterraneo Orientale che da Turchia, Siria e Libano porta verso la Grecia e Cipro un variegato mondo di siriani, curdi, afghani, iracheni, iraniani, palestinesi, pakistani e disperati da tanti altri Paesi, in fuga da guerre e povertà.
I due gemellini e il neonato. Pochi mesi di vita spariti tra le onde
La tratta è gestita in maniera spietata da organizzazioni criminali turche (con sedi a Istanbul, Ankara, Izmir, Bodrum) che nella tratta a mare lavorano con la collaborazione di gruppi criminali russi e ucraini (non di rado assieme) che forniscono buona parte degli scafisti.
Rotta che ritorna agli onori della cronaca dopo quanto successo con il naufragio di un barcone a 150 metri dalla costa di Crotone.
I numeri sono rilevanti. Sulla rotta del Mediterraneo orientale lo scorso anno sono transitate – dati Frontex di inizio gennaio – 42.831 persone (+108% rispetto al 2021 e al 2020 ma nulla rispetto ai 182mila del 2016 e gli 885mila del 2015), rispetto alle 102.529 giunte in Europa (87 mila in Italia) dalla più ampia rotta da sud, quella del Mediterraneo centrale (che è pur sempre crescita del 51% rispetto al 2021). La maggior parte di chi veniva da est, va sottolineato, è sbarcata in Grecia (e da qui ha tentato la rotta balcanica) e a Cipro, ma – dati Unhcr – 18.051 sono arrivate nel nostro Paese, quasi sempre in Calabria (17 mila) e Puglia (1.426) con poche centinaia arrivato nella Sicilia orientale.
Secondo l’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, si erano imbarcati soprattutto in Turchia (16.206, pari al 15% degli arrivi via mare in Italia, per la metà afghani), ma alcuni anche dal Libano (1.603) e 243 direttamente dalla Siria. A 5-6.000 euro a passaggio (ma spesso anche di più) il business dei trafficanti di uomini – un business insanguinato – vale come minimo tra i 90 e i 110 milioni di euro. Se l’83% dei 105.129 mila migranti arrivati in Italia nel 2022 è salpato da Libia (51%), Tunisia (31%) e Algeria (1%) il contributo della rotta dello Ionio – dove va detto non operano ong – è poco sopra il 17%, quindi niente affatto irrilevante. Nel 2023 secondo il Viminale (dati aggiornati al 23 febbraio) in Italia sono arrivati 14.104 migranti. Secondo l’Unhcr il 10% proveniva dalla Turchia.
Il fenomeno dei velieri che arrivavano tra Calabria, Sicilia orientale e Puglia è peraltro tutt’altro che nuovo e da tempo sotto osservazione delle nostre forze dell’ordine e di Frontex. Si è iniziato a manifestare nel 2016-2017 per poi proseguire nel 2018 e 2019. Gli scafisti erano sempre ucraini e russi e la tipologia di nave, barca a vela, veniva scelta perché faceva dribblare i controlli almeno da parte della componente aerea del dispositivo di controllo a mare: o riuscivano ad arrivare direttamente sulle coste italiane oppure venivano scoperti quando erano già nella zona Sar tricolore. E per loro era fatta. Almeno in una prima fase, funzionava.
Dopo un anno e mezzo di rallentamento del fenomeno, il traffico è ripreso alla grande nella seconda metà del 2022 con sbarchi come quello del veliero Blue Diamond che, guidato da tre scafisti russi, il 4 novembre 2022 è giunto in Sicilia portando 99 tra afghani e pachistani partiti dalla zona di Bodrum, in Turchia. Uno studio dell’Unhcr sugli 8.900 siriani arrivati in Italia via mare nel 2022 ha mostrato come 3 su 4 (77%) sono giunti dalia Libia (+404% rispetto al 2021) ma l’11% dal Libano, l’8% dalla Turchia e il 3% direttamente dalla Siria.
Tra le cause dell’impennata della rotta da Turchia e Siria, una delle principali va addebitata alla stretta messa in campo dalla Grecia, che ora attua un respingimento sistematico dei migranti in arrivo dalla Turchia : le imbarcazioni intercettate vengono fermate e riaccompagnate al punto di partenza. A questo si aggiunga, stando alle indagini aperte dalle procure antimafia di Reggio Calabria e di Catanzaro, la rapidità con cui la mafia turco-ucraina, preso atto dei respingimenti greci, ha dirottato le sue imbarcazioni verso la Puglia e la Calabria. Il cinismo criminale trionfa: se il viaggio è più lungo e pericoloso a morire sono i migranti, a incassare i trafficanti di uomini. E l’Europa resta a guardare.