Giovedì 21 Novembre 2024
ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Strage dei migranti su 'velieri' in fuga dalla guerra. La rotta (dimenticata) del mar Egeo

Lo scorso anno c’è stato un aumento del 108% di profughi: oltre 18mila quelli arrivati in Italia. I viaggi partono dalla Turchia (che dovrebbe vigilare). Gli scafisti sono russi e ucraini, anche insieme

Roma, 27 febbraio 2023 - L’hanno chiamata la rotta dello Ionio, o la rotta dei velieri (caicchi o gulet turchi di solito, ma anche vecchie barche a vela ucraine o turche). È una appendice della rotta del Mediterraneo Orientale che da Turchia, Siria e Libano porta verso la Grecia e Cipro un variegato mondo di siriani, curdi, afghani, iracheni, iraniani, palestinesi, pakistani e disperati da tanti altri Paesi, in fuga da guerre e povertà.

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Il relitto del barcone sulla spiaggia di Cutro
Il relitto del barcone sulla spiaggia di Cutro

La tratta è gestita in maniera spietata da organizzazioni criminali turche (con sedi a Istanbul, Ankara, Izmir, Bodrum) che nella tratta a mare lavorano con la collaborazione di gruppi criminali russi e ucraini (non di rado assieme) che forniscono buona parte degli scafisti.

Rotta che ritorna agli onori della cronaca dopo quanto successo con il naufragio di un barcone a 150 metri dalla costa di Crotone.

I numeri sono rilevanti. Sulla rotta del Mediterraneo orientale lo scorso anno sono transitate – dati Frontex di inizio gennaio – 42.831 persone (+108% rispetto al 2021 e al 2020 ma nulla rispetto ai 182mila del 2016 e gli 885mila del 2015), rispetto alle 102.529 giunte in Europa (87 mila in Italia) dalla più ampia rotta da sud, quella del Mediterraneo centrale (che è pur sempre crescita del 51% rispetto al 2021). La maggior parte di chi veniva da est, va sottolineato, è sbarcata in Grecia (e da qui ha tentato la rotta balcanica) e a Cipro, ma – dati Unhcr – 18.051 sono arrivate nel nostro Paese, quasi sempre in Calabria (17 mila) e Puglia (1.426) con poche centinaia arrivato nella Sicilia orientale.

Secondo l’Unhcr, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, si erano imbarcati soprattutto in Turchia (16.206, pari al 15% degli arrivi via mare in Italia, per la metà afghani), ma alcuni anche dal Libano (1.603) e 243 direttamente dalla Siria. A 5-6.000 euro a passaggio (ma spesso anche di più) il business dei trafficanti di uomini – un business insanguinato – vale come minimo tra i 90 e i 110 milioni di euro. Se l’83% dei 105.129 mila migranti arrivati in Italia nel 2022 è salpato da Libia (51%), Tunisia (31%) e Algeria (1%) il contributo della rotta dello Ionio – dove va detto non operano ong – è poco sopra il 17%, quindi niente affatto irrilevante. Nel 2023 secondo il Viminale (dati aggiornati al 23 febbraio) in Italia sono arrivati 14.104 migranti. Secondo l’Unhcr il 10% proveniva dalla Turchia.

Il fenomeno dei velieri che arrivavano tra Calabria, Sicilia orientale e Puglia è peraltro tutt’altro che nuovo e da tempo sotto osservazione delle nostre forze dell’ordine e di Frontex. Si è iniziato a manifestare nel 2016-2017 per poi proseguire nel 2018 e 2019. Gli scafisti erano sempre ucraini e russi e la tipologia di nave, barca a vela, veniva scelta perché faceva dribblare i controlli almeno da parte della componente aerea del dispositivo di controllo a mare: o riuscivano ad arrivare direttamente sulle coste italiane oppure venivano scoperti quando erano già nella zona Sar tricolore. E per loro era fatta. Almeno in una prima fase, funzionava.

Dopo un anno e mezzo di rallentamento del fenomeno, il traffico è ripreso alla grande nella seconda metà del 2022 con sbarchi come quello del veliero Blue Diamond che, guidato da tre scafisti russi, il 4 novembre 2022 è giunto in Sicilia portando 99 tra afghani e pachistani partiti dalla zona di Bodrum, in Turchia. Uno studio dell’Unhcr sugli 8.900 siriani arrivati in Italia via mare nel 2022 ha mostrato come 3 su 4 (77%) sono giunti dalia Libia (+404% rispetto al 2021) ma l’11% dal Libano, l’8% dalla Turchia e il 3% direttamente dalla Siria.

Tra le cause dell’impennata della rotta da Turchia e Siria, una delle principali va addebitata alla stretta messa in campo dalla Grecia, che ora attua un respingimento sistematico dei migranti in arrivo dalla Turchia : le imbarcazioni intercettate vengono fermate e riaccompagnate al punto di partenza. A questo si aggiunga, stando alle indagini aperte dalle procure antimafia di Reggio Calabria e di Catanzaro, la rapidità con cui la mafia turco-ucraina, preso atto dei respingimenti greci, ha dirottato le sue imbarcazioni verso la Puglia e la Calabria. Il cinismo criminale trionfa: se il viaggio è più lungo e pericoloso a morire sono i migranti, a incassare i trafficanti di uomini. E l’Europa resta a guardare.