Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONELLA COPPARI
Cronaca

Migranti in Albania, il governo blinda i rimpatri: i Paesi sicuri per decreto sono 19

Esclusi Camerun, Nigeria e Colombia. Piantedosi: così sarà più difficile eludere le espulsioni. Il Guardasigilli Nordio attacca: “Le toghe non hanno capito la sentenza della Corte Ue”

Roma, 22 ottobre 2024 – Il governo risponde colpo su colpo. E in un batter d’occhio approva il decreto legge annunciato da Giorgia Meloni: adesso l’elenco dei Paesi d’origine sicuri per il rimpatrio degli immigrati è inserito in una norma primaria. “Questo significa – spiega il guardasigilli Carlo Nordio – che il giudice non può disapplicarla”. Palazzo Chigi punta così a blindare gli hotspot in Albania, dopo la sentenza del tribunale di Roma che ha iniziato a smontare quel modello. Mentre il decreto interministeriale – cui era affidata la lista – è soggetto al controllo di legittimità del magistrati, il decreto legge è sottoposto al vaglio di costituzionalità della Consulta: chi vorrà smantellare l’impianto dovrà rivolgersi alla Corte costituzionale.

Lo sbarco di alcuni migranti del Senegal (foto Afp)
Lo sbarco di alcuni migranti del Senegal (foto Afp)

È l’ora di cena quando, nella sala stampa di Palazzo Chigi, scendono il ministro della Giustizia, quello dell’Interno e il sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano. Tutti e tre insistono sul fatto che la nuova normativa non contrasta con le indicazioni europee, nel giorno in cui la Commissione Ue ricorda che “le misure applicate nelle strutture albanesi devono essere pienamente conformi con il diritto comunitario e non devono indebolirlo”. Dall’elenco dei 22 Paesi sicuri aggiornato a maggio sono stati eliminati tre Stati per i quali erano previste “eccezioni di carattere territoriale: Camerun, Colombia e Nigeria”. E la lista dei 19 Paesi sarà aggiornata annualmente. In attesa del vaglio del Quirinale, sarà messo alla prova dei fatti l’obiettivo dell’esecutivo. E siccome si mette nel conto che qualche giudice decida comunque di disapplicare la norma, il sottosegretario Mantovano lancia un avvertimento: “Non si escludono ulteriori interventi”. È una minaccia esplicita di sottrarre il compito e la responsabilità di sentenziare in materia alla sezione immigrati del tribunale di Roma.

La lista dei Paesi sicuri
La lista dei Paesi sicuri

Sì, perché la premier non ha nessuna voglia di indietreggiare: la mia strategia, chiarisce, “resta difendere i confini” e “ristabilire un principio fondamentale: in Italia si entra solo legalmente, seguendo le norme e le procedure previste”. Una puntualizzazione che arriva dopo un’operazione che in Calabria ha dato un duro colpo a un’organizzazione “dedita al traffico di esseri umani e al riciclaggio”.

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La stretta finale del testo arriva al termine di una triangolazione tra gli uffici giuridici di Palazzo Chigi, Viminale e ministero della Giustizia, sentendo ovviamente i tecnici del Colle, come sempre accade. Tutto si è snodato nel massimo riserbo con lo scopo di evitare altri verdetti che “impediscano ogni politica migratoria di difesa dei confini”. Perché, dice ancora il sottosegretario Mantovano, stando ai provvedimenti del tribunale di Roma “il meccanismo dei rimpatri semplicemente non esiste più e dovremmo rendere conto in sede europea del motivo per cui non tuteliamo i nostri confini”. A differenza del solito, la riunione dei ministri non è stata preceduta dall’ordine del giorno né da un vero e proprio pre-consiglio. E l’approvazione è stata molto veloce. Alla fine, il titolare dell’Interno, Matteo Piantedosi, la mette giù così: “La nuova norma serve per cercare un’accelerazione della procedura, per fare in modo che il ricorso alla richiesta dai protezione non sia per la gran parte strumentalizzato per eludere il sistema della espulsioni”.

Nordio punzecchia i magistrati: dice di essere convinto che la sentenza della Corte di giustizia europea citata dai verdetti di Roma “molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata bene compresa o ben letta”.

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L’opposizione insiste sui costi dell’operazione Albania, con M5s che ha presentato un esposto alla Corte dei conti. Ma Piantedosi rinvia le critiche al mittente: “Quanto ci costa distribuire i migranti tutti i giorni da Lampedusa a Pozzallo o a Porto Empedocle? E quanto ci costa il sistema di accoglienza? Il Viminale spende ogni anno 1,7 miliardi di euro per dare assistenza a persone che per il 60-70% dei casi sono destinate a vedersi bocciata la domanda di asilo”. Con l’invito a rivolgersi alla Consulta, se non convinti, il governo offre ai magistrati di Roma una sorta di resa non incondizionata: la palla ora passa a loro.