Roma, 15 settembre 2015- L'unica buona notizia è anche una pessima notizia: l’Unione europea ha autorizzato l’uso della forza contro gli scafisti. Così hanno deciso i ministri riuniti a Bruxelles ma per arrivare a tanto risultato ci hanno impiegato più di un anno. Presto vedremo se navigli e gommoni dei trafficanti verranno davvero sequestrati. Per il resto il braccio di ferro tra la maggioranza che voleva imporre la redistribuzione dei rifugiati e i paesi slavi, balcanici e baltici che si opponevano sembra avviarsi a un compromesso minimale, sproporzionato nei numeri e insignificante sul piano politico. Resta di nuovo la decisione di Angela Merkel di ristabilire i controlli alle frontiere, anzi all’unica frontiera “migratoria” della Germania, quella con l’Austria. A sua volta il ministro degli interni austriaco si è precipitosamente recato a Berlino e da lì ha annunciato, seguito dalla Slovacchia, che anche il suo governo ha deciso di ristabilire i controlli alla frontiera con l’Ungheria. L’Ungheria, su questo fronte, è l’ultimo anello della catena di paesi che fanno parte – cioè che stanno dentro i confini – dell’Unione europea. Come scandalizzarsi a questo punto che Orban, il ruvido premier ungherese, abbia ultimato il suo muro di filo spinato al confine con la Serbia?
La Serbia, anche se è candidata a entrarvi, non fa parte dell’Unione e ha continuato e continua a lasciar passare tranquillamente i profughi siriani senza esercitare alcun controllo. Come del resto hanno fatto anche la Macedonia e, scendendo a sud e al mare, la Grecia e, prima della Grecia, la Turchia che, se non altro, ha la giustificazione di ospitare in condizioni miserabili quasi due milioni di profughi siriani. Ora, la Germania che il mondo intero ha elogiato per essersi dichiarata pronta ad accogliere 500.000, 800.000, due milioni, tutti i profughi siriani! ha scoperto, al primo impatto, di non essere affatto pronta ad organizzare "un’accoglienza dignitosa" per una simile massa di profughi e, come abbiamo visto, ha ripristinato i controlli di frontiera. Trascuro le troppe facili ironie sulla débacle dell’ordine teutonico non per fare sconti a Angela Merkel, ma perché parlare solo di errori organizzativi questo sì, sarebbe fare uno sconto ingiustificato a un gravissimo errore politico. L’errore di annunciare unilateralmente, con vero orgoglio nazionalistico e vero sprezzo di tutti gli altri partner europei, una propria rivoluzionaria politica dell’accoglienza. Ma come, mentre l’Unione europea si dilania sulla distribuzione di 120.000 profughi, il paese più ricco annuncia improvvisamente che è pronto ad accogliere ogni anno, da solo, 500.000 siriani in fuga dalla loro terra devastata. Evidentemente Angela Merkel che ha ben calcolato il successo pubblicitario non ha calcolato né l’effetto moltiplicatore dell’annuncio né che per arrivare in Germania l’onda ingigantita dei migranti deve attraversare i paesi dell’Europa del sud e del centro est. Con quali conseguenze per questi paesi non è difficile immaginare. Non contenta, al primo impatto con l’emergenza con cui altri paesi convivono da anni, la stessa Merkel chiude le frontiere tra Stati dell’Unione. Per poter regolare l’afflusso, dice. Ebbene con quale faccia potrà ancora criticare Orban se nel muro eretto alla frontiera con la Serbia lascia un varco di ingresso proprio per poter, a sua volta, identificare e registrare i profughi che anelano andare in Germania?