Roma, 18 ottobre 2024 – I migranti trasferiti nei centri per il rimpatrio in Albania devono tornare in Italia. Lo hanno stabilito i giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma. Il motivo? Riportarli nei paesi d’origine non è per loro sicuro.
Tribunale: “I migranti portati in Albania tornino in Italia”
Non sono stati convalidati i trattenimenti emessi dalla questura di Roma il 17 ottobre, che riguardano i migranti portati dall’Italia in Albania in base all’accordo firmato tra i due Paesi lo scorso novembre. "I due Paesi da cui provengono i migranti, Bangladesh ed Egitto, non sono sicuri, anche alla luce della sentenza della Corte di giustizia”, scrivono i giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma nell’ordinanza con cui dispongono anche che devono essere riaccompagnati in Italia, perché solo in Italia potranno riacquisire il loro stato di libertà.
I 12 migranti rimasti (dei 16 portati inizialmente) che si trovano nel centro di Gjader saranno rilasciati domani mattina e rientreranno in Italia con un mezzo della Guardia costiera che li riporterà a Bari.
Meloni: “Decisione pregiudiziale”
La decisione del tribunale ha sollevato reazioni dure della maggioranza. A partire da quella della premier. "È molto difficile lavorare e cercare di dare risposte a questa nazione quando si ha anche l'opposizione di parte delle istituzioni che dovrebbero aiutarti a dare risposte ai problemi – commenta da Beirut Giorgia Meloni – Penso che la decisione dei giudici di Roma sia pregiudiziale, lo dimostra il fatto che questa decisione dei giudici è stata anticipata ieri da alcuni esponenti del Partito Democratico. Dopodiché la questione non è l'Albania. La questione è molto più ampia, perché in buona sostanza quello che i giudici dicono è che non esistono paesi sicuri. Il problema è che tu non puoi respingere la gente”. La premier ha convocato per lunedì un Consiglio dei ministri per “approvare delle norme per superare questo ostacolo perché penso che non spetti alla magistratura dire quali sono i Paesi sicuri ma al governo".
Le reazioni di governo e maggioranza
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi evoca un “diritto negato” quello del governo di attivare”procedure accelerate” per i respingimenti. “Ricorreremo e arriveremo fino alla Cassazione”. Si allinea anche il vicepremier forzista e ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Il potere giudiziario deve applicare le leggi, non modificarle o impedire all'esecutivo di poter fare il proprio lavoro”.
La Lega: “Magistrati pro-migranti, inaccettabile”
"Proprio nel giorno dell'udienza del processo Open Arms contro Matteo Salvini, l'ordinanza che non convalida il trattenimento degli immigrati in Albania è particolarmente inaccettabile e grave. I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire”. Così una nota della Lega.
Fratelli d’Italia: “Sinistra giudiziaria aiuta quella parlamentare”
Alza la voce anche Fratelli d’Italia: "In aiuto della sinistra parlamentare arriva quella giudiziaria”, si legge nel profilo X del partito, in una grafica con una toga di colore rosso. “Alcuni magistrati politicizzati hanno deciso che non esistono Paesi sicuri di provenienza: impossibile trattenere chi entra illegalmente, vietato rimpatriare i clandestini”.
Elly Schlein: “Vergogna, c’è anche il danno erariale”
Rivendica di aver avvisato il governo la segretaria del Partito democratico Elly Schlein: "Lo avevamo detto, non perché siamo veggenti ma perché leggiamo le leggi. Adesso mi rivolgo al Governo e alla presidente Giorgia Meloni: fermatevi e tornate indietro come siete costretti a far tornare indietro 16 persone che avete ignobilmente deportato in Albania spendendo 18mila euro a testa secondo le stime giornalistiche, dopo che per decenni vi abbiamo sentito abbaiare contro i 35 euro al giorno spesi per l'accoglienza in Italia". "Abbiamo presentato un'interrogazione e continueremo a chiedere quanto è costato quel viaggio. Vergogna! Altro che modello. L'intero meccanismo non sta in piedi. Si tratta di 800milioni buttati che potevano essere usati per la sanità. Si configura un danno erariale”.