Roma, 22 ottobre 2024 – Nuova mossa dell’Italia sul caso dei migranti rimandati indietro dall’Albania. Dopo che ieri il governo ha tentato di blindare i rimpatri con un decreto ad hoc, fonti di agenzia riferiscono oggi dell’azione formale del Viminale contro il Tribunale di Roma. Il ministero degli Interni ha dato mandato all'avvocatura dello Stato di preparare il ricorso in Cassazione contro la sentenza che ha bocciato il trattenimento dei 12 migranti in Albania. E il governo starebbe pensando anche di inserire nel decreto una norma che preveda la possibilità di ricorrere in appello contro le ordinanze di (non) convalida dei trattenimenti (per ora si possono impugnare solo in Cassazione). Il Viminale contesta ai giudici la mancata applicazione della norma italiana sui Paesi sicuri.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ieri aveva lanciato diverse frecciate ai giudici capitolini. In particolare, aveva sottolineato come la sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre scorso, cui i magistrati avevano fatto riferimento per bocciare i trattenimenti, fosse “molto complessa e articolata e anche scritta in francese, probabilmente non è stata ben compresa o ben letta".
Il nuovo decreto
Dopo lo stop del tribunale di Roma, il governo ha emanato ieri un decreto legge con cui fa diventare l’elenco dei Paesi sicuri una ‘norma primaria’. “Questo significa – ha spiegato Nordio – che il giudice non può disapplicarla”, sebbene in contrasto con la giurisprudenza Ue. In precedenza la lista era allegata a un decreto interministeriale (norma secondaria). Se un giudice vorrà smontare l’impianto dovrà ora rivolgersi alla Corte Costituzionale, dice Nordio. Non è così secondo Stefano Musolino, segretario nazionale di Magistratura democratica, corrente dell’Associazione Nazionale magistrati. “C'è ormai una giurisprudenza consacrata della corte di giustizia europea, raccolta anche dalla corte di Cassazione e anche dalle Corte Costituzionale, che prevede la disapplicazione della norma interna confliggente. È proprio la norma interna, che sia legge o che sia decreto interministeriale ad essere subordinata o subalterna a quella europea che perciò si applica con preferenza su quelle nazionali”. Per Musolino il decreto “non fa che esasperare il conflitto” tra istituzioni.
Cosa dice la Corte Ue
Ed è proprio la Corte di Giustizia Ue oggi a puntualizzare che le sue sentenze sono “immediatamente vincolati per gli Stati membri”. Secondo quanto riferito da un portavoce, la sentenza del 4 ottobre stabilisce che un giudice nazionale, quando interviene su un caso di una persona proveniente da un Paese designato proveniente da un Paese designato come “sicuro”, deve stabilire se possano esserci delle “violazioni alle condizioni sostanziali” della designazione stessa, qualora la domanda di asilo venga rigettata. Il principio vale dunque in linea generale.
Le opposizioni: serve un’informativa urgente di Meloni
Intanto le opposizioni si coalizzano per chiedere che la premier Meloni riferisca in Parlamento sulla vicenda. Prima il Pd, poi anche Avs, M5s, Più Europa, Azione e Iv, hanno chiesto nell'Aula della Camera una informativa urgente della presidente del Consiglio sul protocollo Albania e sul decreto varato ieri dal Cdm sull'elenco dei Paesi sicuri.
I giudici di Roma interpellarono la Cassazione
Intanto oggi Il Messaggero scrive che i giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma interpellarono, oltre un mese fa, la prima sezione civile della Cassazione per un pronunciamento sulla possibilità di agire autonomamente o doversi attenere alla lista dei Pesi sicuri stilata dal ministero degli Esteri. La richiesta è avvenuta prima della sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre, per mezzo della quale la stessa sezione non ha convalidato il trattenimento dei dodici migranti nel centro italiano in Albania di permanenza per il rimpatrio. La risposta degli ermellini dovrebbe arrivare il prossimo 4 dicembre.