Lecce, 13 gennaio 2024 – Torna libero Michele Misseri. ‘Lo zio’ a febbraio finirà di scontare la sua pena nel carcere di Lecce per l’occultamento del cadavere di Sarah Scazzi, la nipote 15enne di Avetrana uccisa e gettata in un pozzo nell’estate 2010.
Per quell’omicidio restano in carcere a Taranto la moglie Cosima e la figlia Sabrina, condannate all’ergastolo con sentenza definitiva.
Eppure ‘zio Michele’ – che nel corso degli anni ha cambiato versione tante volte – oggi continua a dichiararsi l’unico colpevole del delitto.
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"Cosima e Sabrina sono innocenti”
"Cosima e Sabrina sono innocenti – ripete l’avvocato Francesco De Jaco, difensore della madre -. Attendiamo entro l’anno la risposta della Corte di giustizia europea che ha dichiarato ammissibile il ricorso presentato con il professor Coppi”.
L’esito però non è scontato… “Veramente dichiararlo ammissibile al 90% vuol dire che le ragioni sono state considerate corrette. In caso di vittoria, lo Stato italiano sarebbe condannato per violazione dei diritti civili. Questo porterebbe anche a un risarcimento”. Non solo: “Sarà automatico che si vada a chiedere la revoca di quella sentenza”. Per il legale non ci sono dubbi, “questa storia è stata un grande abbaglio, come per Olindo e Rosa a Erba”. Anche se la verità giudiziaria stabilita con tre gradi di giudizio ha condannato come colpevoli mamma e figlia.
Il delitto e il ritrovamento del corpo
Sarah Scazzi, 15 anni, venne ritrovata cadavere in un pozzo il 6 ottobre 2010. A far scoprire il corpo fu proprio Michele Misseri. La mamma della ragazza aveva denunciato la scomparsa della figlia il 26 agosto. Sarah era uscita di casa per andare dalla cugina Sabrina. Poi il nulla. Fino alla scoperta dell’orrore.
La difesa di Cosima
Il 22 gennaio si tornerà a parlare del delitto Scazzi in tv. “Le condanne di madre e figlia – sostiene il difensore di Cosima – sono state basate su informazioni poco coerenti, i testimoni riferivano notizie di altri. Mentre almeno 12 persone che smentivano quelle dichiarazioni non sono state considerate”.