Giovedì 26 Dicembre 2024
MONICA GUERCI
Cronaca

Chi era Michela Murgia: i libri, l’attivismo in Sardegna e la famiglia queer

Appoggiò Mario Adinolfi come segretario del PD nel 2007, successivamente auspicò l'indipendenza della Sardegna. Nel 2014 si candidò come presidentessa alle elezioni regionali sarde

Michela Murgia

Roma, 11 agosto 2023 – Addio a Michela Murgia, la scrittrice è morta a Roma, aveva 51 anni. Da mesi aveva rivelato pubblicamente malata, affetta da un carcinoma renale al quarto stadio. Da quel momento aveva deciso di raccontarsi attraverso la malattia e di non curarsi se non con "un'immunoterapia a base di biofarmaci. Non attacca la malattia; stimola la risposta del sistema immunitario. L'obiettivo non è sradicare il male, è tardi, ma guadagnare tempo. Mesi, forse molti" aveva spiegato in una intervista. “Il cancro non è una cosa che ho, è una cosa che sono”. Nel suo ultimo libro pubblicato, "Tre ciotole" (Mondadori), il primo racconto parla proprio di una donna a cui viene diagnosticato un tumore.

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Michela Murgia
Michela Murgia

La vita

Classe 1972, nata a Cabras in Sardegna, di formazione cattolica, attivista, femminista, Michela Murgia ha segnato il dibattito politico e culturale degli ultimi anni. Diplomata all’istituto Lorenzo Mossa di Oristano per gli studi tecnici, ha frequentato l'istituto di Scienze Religiose della Diocesi di Oristano per gli studi teologici, prima di dedicarsi alla scrittura ha svolto mille mestieri. Nel 2006 pubblica per Einaudi, "Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria", nato come blog, in cui Murgia narra le vicende lavorative in cui si era trovata e da cui Paolo Virzì trasse il film "Tutta la vita davanti". Molto legata alla sua terra, nel 2006 pubblica un blog (Il mio Sinis) in cui ne descrive i luoghi meno conosciuti e, due anni più tardi, scrive Viaggio in Sardegna (2008).

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Michela Murgia: la malattia e la fine raccontate nell’ultima opera ‘Tre ciotole’

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Nel 2010 esce "Accabadora" che vinse il premio Super Mondello e premio Campiello. Fu il primo di una serie di libri di successo alternando romanzo a saggio, spaziando dalla religione alla politica fino al femminismo, esponendo il fianco alle critiche della destra. E’ del 2011 "Ave Mary. E la chiesa inventò la donna", riflessione sul ruolo della donna nel contesto cattolico. Seguirono "Istruzioni per diventare fascisti", "Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più" e "God Save the Queer. Catechismo femminista". Era impegnata anche come editorialista e dal 2021 curava la rubrica dell'Espresso L'antiitaliana, che in precedenza era di Giorgio Bocca e poi di Roberto Saviano.

L'attivismo in Sardegna e sui social

Murgia è stata anche attivista in Sardegna. Appoggiò Mario Adinolfi come segretario del PD nel 2007, successivamente auspicò l'indipendenza della Sardegna. Nel 2014 si candidò come Presidentessa alle elezioni regionali sarde, piazzandosi terza col 10% mentre nel 2019 sostenne la lista di sinistra che comprendeva Sinistra Italiana, Rifondazione Comunista, L'Altra Europa con Tsipras, Convergenza Socialista, Partito del Sud e Transform! Italia. Proprio nel 2014 le fu diagnosticato un primo tumore, da cui era guarita. Michela Murgia è stata anche una conduttrice radiofonica e televisiva. La sua ‘letteratura d’intervento’ – come amava definirla – e il suo attivismo culturale sui social media su questioni cruciali come l’emancipazione femminile le hanno fatto conquistare migliaia di follower (130mila su Twitter, 460mila su Facebook e 530mila su Instagram).

La famiglia Queer

La scrittrice, alla luce delle sue gravi condizioni di salute, ha deciso di far conoscere la sua “famiglia queer”, ovvero "un nucleo familiare atipico, in cui le relazioni contano più dei ruoli", gli amici e i “figli d’anima”, che sono stati i suoi affetti più cari e con cui ha scelto di condividere la vita nella nuova casa alle porte di Roma. Dal 2010 al 2014 aveva sposato Manuel Persico, mentre a luglio si è unita in matrimonio con Lorenzo Terenzi: "Lo Stato alla fine vorrà un nome legale che prenda le decisioni, ma non mi sto sposando solo per consentire a una persona di decidere per me. Amo e sono amata, i ruoli sono maschere che si assumono quando servono. (Sposo) un uomo, ma poteva essere una donna. Nel prenderci cura gli uni degli altri non abbiamo mai fatto questione di genere" le sue parole nell'intervista-manifesto. Ricoverata in ospedale, scriveva su Instagram: “a chi mi chiede come sto do la risposta che dava Cesare de Michelis. “posso stare meglio, ma non posso più stare “bene”.