Milano, 14 luglio 2023 – Il Metoo nel mondo della pubblicità potrebbe far e presto il salto di livello, con le prime denunce in Procura sugli episodi più recenti e ancora in atto, fra le circa mille testimonianze su "molestie e abusi fisici, verbali e psicologici sul lavoro" raccolte nell’arco di un mese dal movimento Re:B. Episodi recenti che sarebbero avvenuti tutti "nella stessa agenzia", una multinazionale del settore, e che comprendono anche casi di mobbing e problemi emersi sul lavoro. Per questo le vittime stanno valutando, con il team di legali, le prossime mosse: in questo scenario c’è anche la possibile formalizzazione di una denuncia alle autorità, primo p asso per l’avvio di un’inchiesta.
Nella mole di segnalazioni sono emerse anche testimonianze su fatti avvenuti fin dal 1989, in un’agenzia ormai chiusa da anni. Sono spuntati nomi di noti professionisti del settore, multinazionali e agenzie affermate indicate come ambienti di lavoro "tossici". Episodi che risalgono ad anni fa ma anche altri casi più recenti, sui quali ci sono ancora i tempi tecnici per sporgere una denuncia. "La raccolta delle segnalazioni è solo il primo passo – spiega Tania Loschi, copywriter tra le promotrici del movimento – per arrivare a un reale cambiamento nel nostro settore".
Il pubblicitario Massimo Guastini, che da 12 anni porta avanti una battaglia contro abusi e molestie, parla di un "sistema tossico che porta le persone a lavorare senza orari e senza tutele, e che per anni ha tollerato certi tipi di comportamenti, favorendo il silenzio". Le associazioni di settore e le aziende hanno annunciato misure, iniziative, commissioni per creare ambienti di lavoro sani. "Bisogna valutare se si tratta di operazioni di maquillage o se c’è una vera volontà di debellare un male sociale – spiega –. Il comparto teme l’impatto economico, perché quando emergono questi casi i clienti disdicono i contratti per timore di danni d’immagine".
Già nel 2019 Guastini aveva lanciato una "proposta concreta" davanti all’Art Directors Club Italiano (Adci): una "cassetta di protezione" per email di denuncia, con assistenza legale gratuita per le vittime.