Roma, 15 marzo 2025 – “Capisco che uno voglia una previsione meteorologica non affetta da errore, ma non è realistica: l’incertezza è insita nel sistema”. Pier Paolo Alberoni, responsabile della Struttura IdroMeteoClima di Arpae, è l’uomo dei bollettini meteo all’origine dei sistemi d’allerta dell’Emilia-Romagna. Sulla base delle previsioni dell’Agenzia che guida, infatti, la Protezione civile regionale dispone il grado d’allerta (da verde a rosso) che, a cascata, porta i Comuni a valutare – ed eventualmente emanare – ordinanze di chiusura di molteplici luoghi o servizi, come le scuole. Ieri ci si aspettava uno scenario grave sul bacino del Reno, invece ad andare in crisi è stata ancora la Romagna, con il Lamone in testa.
Alberoni, come mai?
“Il pattern meteorologico è risultato corretto, ma ce lo aspettavamo 50-60 chilometri più ovest. Il flusso dal Tirreno, che ha portato aria instabile con precipitazioni importanti, è entrato dalla Toscana verso l’Emilia-Romagna, Veneto, Friuli e alto Adriatico come previsto: l’allerta rossa era tra il Reno e il Senio, arancione con possibili livelli rossi dal Lamone al Marecchia-Conca”.

Un ’errore’ di 50 chilometri è normale?
“Assolutamente sì. Dal punto di vista dei modelli meterologici che hanno scala nazionale, come il sistema Icon che usiamo, ’sbagliare’ di 20-50 chilometri è un ottimo risultato, ma da un punto di vista idrogeologico è tremendo: in Emilia-Romagna, ad esempio, abbiamo bacini dei corsi d’acqua di dimensioni più piccole. I modelli previsionali non sono ancora in grado di dare una localizzazione così elevata e precisa, tant’è che si usa la tecnica ensemble per minimizzare l’incertezza”.
In cosa consiste?
“Non si fa una singola ’corsa’ di previsione del modello, ma dai 40 ai 100 schemi dove, in ognuno, andiamo a variare i punti di partenza di cui disponiamo, reticoli con aree che hanno una risoluzione di circa 2 chilometri. I calcoli che ne derivano danno un modello, una rappresentazione della realtà che è comunque affetta da incertezza”.
Non è possibile ridurla?
“È il massimo che la tecnologia ci consente oggi, un sistema adottato da un consorzio di nazioni a livello europeo. Le ordinanze, lo comprendo, sono sempre scelte complicate con tanti risvolti: sociali, economici, di sicurezza. Credo che il tema sia imparare a convivere al meglio con gli strumenti che si hanno, nel nostro caso la modellistica. Con questa si decide: ci mettiamo dal punto di vista della sicurezza e chiudiamo tutto ogni volta che c’è il ragionevole dubbio o alziamo l’asticella del rischio? Non è semplice”.
Come mai abbiamo questi effetti disastrosi nelle stagioni di passaggio?
“Non è corretto, se una perturbazione così fosse avvenuta in pieno inverno avremmo avuto una nevicata, magari come quella del 2012. Gli eventi sono tutti un po’ diversi tra loro, a parità di perturbazioni. In piena estate, un mare estremamente caldo e umido avrebbe alimentato, fungendo da carburante, le precipitazioni. A settembre 2024 la pioggia fu più forte e intensa di maggio 2023, ma gli effetti sono stati più ridotti, salvo alcune eccezioni: i terreni asciutti hanno contribuito a drenare, mentre a maggio 2023 come adesso i terreni sono fradici e tutto finisce nei corsi d’acqua”.