Bologna, 1 febbraio 2018 - Pierluigi Randi, tecnico meteorologo di Emilia Romagna Meteo e Meteocenter, negli ultimi giorni vediamo smog e nebbia in coppia. Vanno a braccetto?
"Sì, la correlazione c’è. La nebbia è come un coperchio invisibile sotto a cui l’aria ristagna, e quindi l’inquinamento prodotto rimane sotto la ‘cappa’, nei primi 200 metri di atmosfera, e non si disperde. E niente cambia finché non arriva una perturbazione".
E la nebbia? Come mai è così persistente?
"Gennaio è il mese in cui è più comune che si verifichi, e in un lungo periodo di alta pressione come quello che stiamo vivendo è inevitabile, è la condizione che la favorisce. Tra l’altro proprio a gennaio la radiazione solare è più scarsa, e così anche di giorno è difficile che il sole abbia la meglio sulla nebbia".
La nebbia in val Padana è quasi un mito. Come mai qui è più presente che altrove?
"La pianura Padana è una delle zone più inquinate d’Europa, e anche la nebbia trova terreno fertile per la conformazione del territorio: di fatto è una valle intrappolata tra le Alpi a nord e l’Appennino a sud".
È buffo a pensarci, ma nel 1978 nella trasmissione Portobello c’è chi propose di risolvere il problema abbattendo il monte Turchino…
"Sì, me lo ricordo (ride) ma bastasse quello… Sarebbe come voler cambiare aria a una città intera aprendo una porta. Bisognerebbe abbattere Alpi e Appennini, ma non credo sia auspicabile".
Da qualche anno il fenomeno sembra più fitto e persistente. Sta tornando il famoso ‘nebbione’ degli anni Settanta?
"È ancora presto per dirlo, ma di fatto negli ultimi tre inverni è tornata a crescere, anche se non ai livelli dell’epoca. Rispetto ai picchi degli anni Sessanta e Settanta, infatti, era diminuita, con un calo del 20 per cento circa, toccando il suo massimo calo nel 2012. Poi dall’inverno 2015-2016 si percepisce un cambiamento. Dagli anni lontani del nebbione sono cambiate due cose: innanzitutto allora era più freddo, cosa che favorisce la nebbia perché l’aria, raffreddandosi, non riesce più a ‘contenere’ le goccioline d’acqua. E poi le automobili erano di meno ma emettevano gas più inquinanti, che contribuivano maggiormente alla nebbia".
Quali sono le zone tradizionalmente più nebbiose?
"Il Ferrarese sicuramente, che ai ‘tempi d’oro’ arrivava a 80 giorni di coltre all’anno, poi scesi a 50 e ora risaliti a 65-70. È una zona lontana dalle montagne sia a nord che a sud, per di più molto umida tra il mare Adriatico e le valli di Comacchio. Allo stesso modo anche il Rodigino è molto afflitto dalla nebbia. A Rimini la situazione ad esempio è molto diversa, per la vicinanza alle colline".
Immagino che la situazione sia molto diversa anche nelle Marche…
"Completamente differente: lì l’Appennino degrada verso il mare e la nebbia se ne va più facilmente".
Che tempo ci aspetta nei prossimi giorni?
"Già da oggi (ieri per chi legge, ndr) le nebbia va calando. Da domani (oggi) arriverà una perturbazione dal nord Atlantico: non sarà eccessivamente intensa, ma sarà sufficiente per riattivare i venti nella zona e di conseguenza spazzare via la nebbia".