Roma, 18 gennaio 2023 - C'erano anche gioielli e pietre preziose fra gli oggetti sequestrati dal covo-bunker in uso a Matteo Messina Denaro, il superlatitante arrestato lunedì a Palermo. La stanza blindata è stata scoperta stamani in un appartamento al numero 34 di via Toselli a Campobello di Mazara, distante circa un chilometro dalla casa in vicolo San Vito dove il boss ha passato gli ultimi mesi. Il rifugio nascosto, al quale si accede tramite il fondo scorrevole di un armadio, è stato perquisito dalle forze dell'ordine, coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido.
Le ultime notizie su Matteo Messina Denaro
- Il proprietario assolto dall'accusa di mafia
- Il primo covo
- Le indagini sui complici
- Il boss in carcere
Gioielli e pietre preziose
Per quanto si sa al momento, nel bunker sarebbero stati trovati gioielli, collane, bracciali e anche grosse pietre preziose, smeraldi, diamanti, apparentemente di grande valore. Ora i periti dovranno stabilirne l'autenticità e il valore. Nessun documento invece. La procura cerca il vero 'tesoro' di Messina Denaro: soldi ma anche documenti riservati, pizzini, che possano far luce sugli affari e le relazioni di Cosa Nostra. Nella stanza c'erano delle scatole: alcune piene di carte - ora al vaglio dei carabinieri del Ros - altre vuote. Forse, saputo dell'arresto del boss qualcuno ne ha fatto sparire il contenuto.
Il proprietario assolto dall'accusa di mafia
Gli investigatori del Gico (Gruppo d'investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza sono arrivati a localizzare l'abitazione incrociando dati catastali con informazioni confidenziali. E' stato il proprietario, Errico Risalvato, a fornire agli inquirenti le chiavi della stanza blindata. Errico, 70 anni di Castelvetrano, è fratello di Giovanni Risalvato, condannato a 14 anni per mafia, ora libero. Lui stesso è stato sotto inchiesta ma poi assolto per associazione mafiosa. La famiglia è legata a Messina Denaro.
Il primo covo
Subito dopo l'arresto, lunedì, gli inquirenti erano risaliti all'appartamento di vicolo San Vito dove ha vissuto Messina Denaro negli ultimi mesi, base per i suoi spostamenti verso la clinica di Palermo. Il boss faceva una vita normale: scontrini di ristoranti, preservativi, profumi fanno pensare a un'esistenza tutt'altro che appartata. Qualche effetto personale, i documenti sanitari e un'agenda ma apparentemente nessun documento rilevante, che potrebbe essere appunto custodito in un luogo a parte come il bunker di via Toselli.
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Le indagini sui complici
Intanto proseguono le indagini sulla rete di fiancheggiatori di Messina Denaro. Perquisizioni sono in corso nel reparto oncologico dell'ospedale Sant'Antonio Abate di Trapani. Il primario Filippo Zerilli sarebbe indagato così come è indagato Alfonso Tamburello, il medico che a Campobello di Mazara ha firmato le richieste per l'accesso alle cure presso la clinica La Maddalena di Palermo, dove il boss è stato catturato. Dopo le prime ammissioni del vero Andrea Bonafede, che avrebbe prestato a Messina Denaro l'identità di copertura, domani è previsto l'interrogatorio di garanzia di Giovanni Luppino, arrestato a Palermo con il superlatitante.
Il boss in carcere
Oggi l'ex primula rossa ha avuto la sua prima 'ora d'aria' nel supercarcere dell'Aquila, dove è rinchiuso in regime di 41 bis. Chi lo ha visto lo ha definito "sorridente", con un "atteggiamento anomalo" rispetto a chi, solitamente, deve scontare la pena con il carcere duro. Sottoposto poi a una lunga visita medica, Messina Denaro, operato e in cura per motivi oncologici, è apparso attivo e sereno. Le sue uscite dal carcere per motivi di salute, saranno ridotte al minimo indispensabile, per questo effettuerà le sedure di chemioterapia in carcere.
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