Venerdì 22 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Messina Denaro e il prestanome lombardo: chi è l’insospettabile architetto di Limbiate che aiutava il boss

Si chiama Massimo Gentile, ha 51 anni e lavora nel Comune di Limbiate, dove gestisce anche gli appalti del Pnrr. È stato arrestato perché a lui erano intestate l’auto e la moto del capo mafioso. Sequestrati pc e documenti

Carabinieri fuori dal Municipio e, nel riquadro, Massimo Gentile

Carabinieri fuori dal Municipio e, nel riquadro, Massimo Gentile

Nella vasta rete di fiancheggiatori che hanno permesso al boss Matteo Messina Denaro di restare latitante per oltre trent’anni spunta anche il nome di un insospettabile architetto di 51 anni residente a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza, anche se da un paio di anni vive a Solaro. Il suo nome è Massimo Gentile e dal 2019 lavora proprio nel Comune della città brianzola, dove si occupa dei procedimenti del servizio Lavori pubblici, tra cui la gestione degli appalti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). 

Accusato di fare “parte di Cosa nostra” dagli inquirenti e indagato per associazione mafiosa, Gentile è stato arrestato mercoledì mattina insieme ad altre due persone: Cosimo Leone, tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo indagato di associazione mafiosa, e Leonardo Gulotta, indagato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sono in corso perquisizioni in Lombardia e nella provincia di Trapani.

Le perquisizioni

Da questa mattina i carabinieri sono in municipio, in piazza V Giornate, dove hanno perquisito l'ufficio di Massimo Gentile, sequestrando pc e documenti in suo possesso. Tra i dipendenti regna un clima di sconcerto e preoccupazione. I colleghi sono increduli. Per loro Gentile era "una persona molto professionale e capace". Un tecnico "orgoglioso del suo lavoro" tanto che sul suo profilo social pubblicava spesso i progetti realizzati per la città. 

Chi è Massimo Gentile

Gentile è originario di Erice, cittadina inerpicata su un monte, di cui porta il nome, nel territorio di Trapani, in Sicilia. Sposato nel 2014 a Castelvetrano con Vita Caltagirone, ha tre figli nati rispettivamente nel 2015, 2017 e 2021.

Secondo gli inquirenti avrebbe fatto da prestanome a Messina Denaro in modo da fagli acquistare un’auto e una moto che hanno permesso al boss di vivere il latitanza. Il suo nome nei fascicoli legati al boss mafioso è venuto fuori da un appunto ritrovato dai carabinieri del Ros su una macchina.

Secondo gli inquirenti, tra il 2007 e il 2017, l’architetto avrebbe ceduto più volte la sua identità al capomafia ricercato, consentendogli così di acquistare una Fiat 500 L e una moto Bmw F650, di stipulare l'assicurazione sui due mezzi, di compiere operazioni bancarie. “Insomma – scrivono i magistrati – di vivere e muoversi nel suo territorio come un cittadino qualunque e con un apparentemente regolare documento di riconoscimento”.

Dalla cattura del boss, avvenuta il 16 gennaio del 2023, sono state arrestate 14 persone accusate di aver aiutato il capomafia ricercato, quattro di queste sono già state condannate.

Parente del killer 

Gentile è parente di Salvatore Gentile, killer ergastolano, marito dell'amante storica di Messina Denaro Laura Bonafede. È anche cognato di Cosimo Leone, a cui i magistrati contestano di aver garantito al boss latitante, a novembre del 2020, di fare in sicurezza una Tac al torace e all’addome, di avergli consegnato un cellulare riservato durante il ricovero all'ospedale di Mazara del Vallo, nei giorni in cui il capomafia venne operato di tumore al colon e di avergli fatto recapitare dopo le dimissioni il cd della tac da mostrare agli specialisti che lo avevano in cura. Leone sarebbe stato, dunque, per Messina Denaro “oltre che un indispensabile tramite con l'esterno durante l'intero periodo di degenza, anche un importantissimo punto di riferimento all'interno dell'ospedale”.

Leonardo Gulotta, infine, è accusato di aver messo a disposizione di Messina Denaro, tra il 2007 e il 2017, la propria utenza telefonica per poter ricevere comunicazioni dal rivenditore della Fiat 500 acquistata sotto falso nome e dalle agenzie assicurative presso le quali erano state stipulate le polizze per la macchina e la moto comprate con l'identità di Gentile.

La firma sull’assegno

In piena latitanza, il boss girava per Palermo, acquistando automobili sotto falsa identità e andando persino in banca. Dall'indagine, coordinata dal Procuratore Maurizio de Lucia, emerge che nel novembre 2014 Messina Denaro era andato in una concessionaria di Palermo dove acquistò un'auto. Il boss allora latitante versò 1.000 euro in contanti e altri 9.000 euro con un assegno circolare emesso da una filiale di Palermo, in corso Calatafimi. La firma è a nome di Massimo Gentile.