Cidada Juarez ( Messico), 19 maggio 2015 - L'orrore cui il Messico, in molte aree regno incontrastato dei narcotrafficanti, ci ha abituato, segna un nuovo picco con l'uccisione di una bambino di soli sei anni, torturato, lapidato, accoltellato e sepolto da 5 altri ragazzini tra gli 11 ed i 15 anni. Teatro dell'omicidio un sobborgo di Ciudad Juarez, capitale dello Stato di Chihuahua. I resti del piccolo sono stati trovati dopo che la polizia ha interrogato i bambini-killer.
Il piccolo è stato legato alle mani e ai piedi, colpito e sotterrato, nel corso di quello che per i cinque era semplicemente un gioco, e cioè la simulazione di «un rapimento».
La procura locale ha precisato che il corpo del bambino, Christopher Marquez, è stato trovato vicino a un ruscello in un quartiere della città, al termine di una attenta ricerca nell'area da parte delle forze della sicurezza dopo la scomparsa del piccolo. I cinque, che hanno confessato l'omicidio, avevano invitato Christopher a «giocare e raccogliere della legna» vicino al ruscello, hanno precisato gli investigatori.
La procura sta ora cercando di capire se credevano veramente di giocare o se volevano in realtà uccidere il bambino, seppellito con la faccia rivolta verso il basso in una fossa che i cinque avevano scavato poco prima. Una delle ragazze ha poi accoltellato il corpo del piccolo, che è quindi stato coperto con i resti di un animale morto. L'uccisione di Marquez ha scosso il Messico, dove i media hanno dato ampio spazio all'omicidio: "Qui non siamo davanti a un caso poliziesco, ma a un caso di decomposizione sociale, di perdita dei valori", ha commentato il procuratore responsabile delle indagini Sergio Ortiz.