Domenica 20 Aprile 2025
GIOVANNI BATTISTA LEONI
Cronaca

Mesina L’ultimo bandito

Morto a 83 anni il re del Supramonte. Era stato scarcerato 24 ore prima. .

Morto a 83 anni il re del Supramonte. Era stato scarcerato 24 ore prima. .

Morto a 83 anni il re del Supramonte. Era stato scarcerato 24 ore prima. .

Leoni

Piccolo, tozzo, il volto gonfio, le gambe rigide, lo sguardo senza luce e la mente perduta, il Graziano Mesina trasferito l’altro giorno dal carcere di Opera all’ospedale San Paolo, di Milano, era solo uno sbiadito ricordo del ‘mito’ del Supramonte, della ‘Primula di Orgosolo’, del responsabile di qualche omicidio, di 22 evasioni (dieci delle quali riuscite), degli scontri a fuoco, di un buon numero di sequestri, di una catena di reati a margine e delle oscure trame nei giorni lontani del rapimento del piccolo Farouk Kassam. Ma il viaggio è stato breve, poi il cielo si è fatto buio, e il più famoso bandito sardo, a 83 anni, se n’è andato per sempre. Da tempo era un malato senza speranza, e i suoi tratti di inquieto fantasma avvolto dalla leggenda avevano via via lasciato il posto all’immagine di uomo stremato e patetico. "Non riconosceva più nessuno", dicono gli agenti. Tutt’altra figura quella dei giorni "dell’ultimo balente" di Orgosolo, del protagonista di una travagliata esistenza spesso smaltita con un piede in carcere e l’altro oltre il muro di cinta. Penultimo di undici figli di un pastore, già alle elementari dimostrò di essere portato più per le azioni che per lo studio. E infatti prese a sassate la maestra. "Mi aveva trattato male", spiegò sull’ultimo lancio. Quel sasso diede il via a una ‘strepitosa carriera’ sempre a distanza dalla legge.

Nel 1956, a 14 anni, imbracciò un fucile rubato e prese di mira prima il cielo poi i lampioni di Orgosolo. Una strage. Da allora, tappa dopo tappa, la sua vita è stata un incontenibile crescendo di manette, di tentativi e di fughe da celle e ospedali, di sequestri di persona e di spari. Per molti giovani del suo paese divenne un mito, e il Graziano del battesimo, un giorno, scivolò nell’affettuoso diminutivo di Grazianeddu. Leggendarie alcune sue imprese. È saltato al volo da treni in corsa, da finestre del terzo piano, da muri di sette metri, ha scardinato serrature, lucchetti, sbarre e pavimenti. È sparito in manette all’alba, all’ora di pranzo e al tramonto ed è ricomparso accompagnato dalla garanzia, ogni volta aggiornata, di oltre quarant’anni di onorata galera. Negli anni Sessanta svanì dall’ospedale di Nuoro, e mentre carabinieri e polizia battevano la Sardegna, lui rimase sepolto, per tre giorni, tra le tubazioni dell’acqua. "Non il massimo, ma sempre meglio di quando stavo in cella", mi disse anni dopo a Orgosolo, con lo sguardo infiammato da un bagliore di orgoglio.

Lo presero, ma non si arrese. A Sassari l’impresa andò a segno. All’ora d’aria quel muro di sette metri era un invito. E infatti lo risalì con la spedita sicurezza di un esperto alpinista e scese dall’altra parte con un balzo da acrobata. Libero, finalmente. Anche di organizzare un po’ di sequestri, alcuni dei quali con il rilascio dell’ostaggio con un pagherò sulla parola. Ma una volta non riuscì a incassare perché all’appuntamento per il saldo si presentarono i carabinieri. Manette, processi e fughe con segnalazioni di avvistamento a Trento, Bologna, Genova, Milano. Nel 1984, non rientrò da un permesso. "Frequento una signora e per amore si fa tutto", spiegò galante. A Cagliari si travestì per andare a vedere Gigi Riva allo stadio. Nel 1992 trattò con i suoi colleghi in ‘Anonima sequestri’ la liberazione del piccolo Farouk.

Sempre così: evasioni, e rientri, la grazia di Ciampi nel 2004 e la virata in un quieto anonimato paesano, con quel lavoretto da cicerone per turisti, soprattutto stranieri, nella selva della Barbagia e dell’Ogliastra, ai quali mostrava anfratti e caverne, tra autografi e foto, ogni volta collegati a un sequestro. "Lo fa per sopravvivere, quelle grotte non c’entrano niente coi rapimenti", ridacchiavano in paese. E invece lui sopravviveva, anzi, viveva alla grande, dissero i magistrati, alla guida di una gang di spacciatori di droga. E allora ecco il supplemento di altri 30 anni di galera scesi a 24, una lunga latitanza, la cattura a Desulo e di nuovo il carcere fino all’altro giorno quando il vecchio Grazianeddu si è trasferito tra i ricordi.