Roma, 18 novembre 2024 -
Su oltre 2 milioni di pasti serviti ogni giorno nelle mense scolastiche la metà finisce nella spazzatura. E se – stando al rating dei menu scolastici di Foodinsider – la qualità nel 44% dei menu migliora e resta stabile nel 29,5%, nel 20% dei casi cala fino a sfociare in ‘cucine da incubo’. In quasi 1 mensa su 4 (circa 170) il Nas ha riscontrato carenze igienico-strutturali, umidità, formazioni di muffe, presenza di insetti e di escrementi di roditori.Dalla campagna di controlli avviata a livello nazionale a inizio anno dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute sono emerse anche irregolarità autorizzative come la non rispondenza per qualità e quantità ai requisiti prestabiliti dai capitolati d’appalto, la mancata tracciabilità degli alimenti nonché l’omessa presenza di eventuali allergeni. Nel complesso, sono state accertate 225 violazioni amministrative o penali e irrogate sanzioni pecuniarie per 130 mila euro. Nei casi più gravi, 5 gestori sono stati denunciati all’autorità giudiziaria ed è stato disposto il sequestro di punti cottura e dispense nonché di 350 kg. di alimenti in cattivo stato di conservazione, privi di tracciabilità, scaduti e/o con etichettatura irregolare per un valore approssimativo di 5 milioni.
In particolare, a Treviso, presso un centro educativo per l’infanzia sono stati accertati il mancato possesso di autorizzazione all’esercizio della refezione e l’omessa registrazione sanitaria. L’intera struttura, che gestiva bambini di età compresa tra 2 e 6 anni, è stata posta sotto sequestro amministrativo. A Pescara presso un asilo nido, è stata disposta la sospensione di tutte le attività di manipolazione e somministrazione di alimenti per accertate carenze igienico-sanitarie e strutturali dei locali e mancata autorizzazione all’attivazione della mensa. A Caserta il titolare di una ditta incaricata del servizio di fornitura vitto per la refezione scolastica è stato denunciato per frode nelle pubbliche forniture, in quanto applicava l’etichetta della propria ditta sulle vaschette di pasti prodotte da altre aziende. “Abbiamo concentrato le attività all’inizio dell’anno scolastico per dare subito un messaggio, ma i controlli proseguiranno – spiega Gianpaolo Greco, tenente colonnello del Nas –. Grazie a segnalazioni di Asl e cittadini i controlli sono mirati su strutture in cui ritenevamo possibile la mancanza di requisiti. Il panorama restituisce un quadro tendenzialmente sano ma ci sono sacche con carenze soprattutto igienico-sanitarie e questo è uniforme su tutto il territorio”. In molti casi qualità e igiene calano ma i costi – come rileva la VII Indagine sulle mense scolastiche di Cittadinanzattiva – aumentano di oltre il 3% con variazioni a livello regionale: si va da un incremento della spesa di oltre il 26% in Calabria a una riduzione del 9% in Umbria. In media, nell’anno scolastico in corso, per la mensa di due figli iscritti a infanzia e primaria una famiglia ha speso 84 e 85 euro al mese, ovvero 4,20 e 4,26 a pasto. La regione più costosa è la Basilicata (109 euro), più economica la Sardegna (61 euro nell’infanzia e 65 per la primaria).
A livello di capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2 euro sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60 euro a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40 euro). Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia ‘tipo’ di circa 2,32 euro in entrambe le tipologie di scuola. E sul rispetto dei pagamenti non si transige. Simbolo del rigore nella verifica dei conti elettronici dei Comuni, ormai dotati di sistemi di informatizzazione dei pasti delle mense scolastiche, sono i lacrimoni del bimbo di 4 della materna Di Nello di Sulmona a cui sono stati negati prosciutto cotto e carote per un debito di 8 euro e 97 centesimi.