Roma, 19 settembre 2024 – Via libera definitivo della Santa Santa alla devozione e all’esperienza spirituale legate a Medjugorje. Ma nessun pronunciamento ufficiale sulla soprannaturalità delle presunte apparizioni della Madonna che sei ragazzi del villaggio bosniaco hanno raccontato di aver visto nel giugno 1981 e che alcuni di questi asseriscono di continuare ad incontrare a cadenze regolari. Su tale aspetto, il più controverso dell’intera vicenda che da 43 anni divide la Chiesa arrovellando teologi e vescovi, il giudizio resta sospeso: solo il Papa nel caso potrà sciogliere le riserve sull’autenticità (o meno) delle visioni. È la conseguenza diretta delle nuove norme sui miracoli, pubblicate lo scorso maggio dal Dicastero della dottrina della fede, regole all’insegna di una maggiore prudenza rispetto al passato. La disciplina distingue ora chiaramente la valutazione sui frutti spirituali di una esperienza mistica dalla più impegnativa dichiarazione su un eventuale carattere soprannaturale del fenomeno affidata alla competenza esclusiva del Pontefice.
Il nulla osta pieno della Santa Sede ai pellegrinaggi nel santuario, meta negli anni di milioni di pellegrini, avviene con la nota Regina della Pace, firmata dal prefetto dell’Ex Sant’Uffizio. "È arrivato il momento di concludere una lunga e complessa storia attorno ai fenomeni spirituali di Medjugorje – esordisce nel documento-sentenza il cardinale Victor Manuel Fernandez -. Si tratta di una storia in cui si sono susseguite opinioni divergenti di Vescovi, teologi, commissioni e analisti”. Il via libera vaticano riconosce la bontà della devozione, comprovata da ”abbondanti” e “diffusi” frutti spirituali come le numerose conversioni, i tanti ritorni ai sacramenti, la ricostruzione di molteplici matrimoni in crisi di persone giunte nel villaggio. Questo, però, "non implica dichiarare come autentici i presunti eventi soprannaturali”.
Si esaminano comunque i "presunti messaggi”, attribuiti dai veggenti alla Vergine. La maggior parte di questi viene considerato coerente con la dottrina cattolica. Per altri, “pochi”, giudicati problematici ed influenzati da interpretazioni più che altro connesse all’influenza soggettiva dei presunti testimoni oculari della Madonna, il dicastero non esita a muovere delle critiche. Le osservazioni riguardano in particolare testi dal tenore apocalittico nei quali la Madonna mostrerebbe irritazione per il non adempimento di certe sue indicazioni e minaccerebbe punizioni. Quanto ai veggenti, invece, al centro in passato di accuse su attività lucrative relative al culto di Medjugorje, l’Ex Sant’Uffizio preferisce sorvolare. Si sottrae dall’esprimere un qualche giudizio morale. Anzi, precisa che i doni spirituali “non esigono necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte“. Nessuna stigmatizzazione di atteggiamenti narcisistici, menzogneri o mitomani a differenza, per esempio, del recente caso di Trevignano per il quale la Santa Sede ha negato categoricamente il nulla osta alla devozione. Il dicastero, però, esorta i fedeli a non recarsi al santuario solo per incontrare i presunti veggenti.
La separazione della valutazione sulla devozione da quella sui presunti miracoli non va considerata un inedito. Già nel libro-intervista Rapporto sulla fede, risalente al 1985, Joseph Ratzinger, interpellato dal giornalista Vittorio Messori riguardo a Medjugorje, rispose “Uno dei nostri criteri è separare l’aspetto della vera e presunta soprannaturalità dell’apparizione da quello dei suoi frutti spirituali“. Nel 2010, una volta divenuto Papa con il nome di Benedetto XVI, il teologo tedesco istituì una commissione di studio su Medjugorje, retta dal cardinale Camillo Ruini. Questa, applicando proprio il criterio valutativo di Ratzinger, si pronunciò in maniera favorevole sul fenomeno, anche se nella sua relazione evidenziò “un rapporto per alcuni aspetti ambiguo con il denaro” da parte dei sei presunti veggenti. Tale severa valutazione non è tuttavia ripresa nella nota del Dicastero della dottrina della fede.
Papa Francesco nel corso degli anni del suo pontificato ha contestato pubblicamente l’immagine di una Madonna “postina”, alludendo polemicamente alla puntualità certosina di talune apparizioni a Medjugorje, ma, guardando con grande apprezzamento alla pietà popolare sin dai tempi in cui era vescovo di Buenos Aires, non ha mai mancato di rimarcare la bontà dei frutti spirituali derivanti dal santuario slavo. Un giudizio che oggi è fatto proprio dall’Ex Sant’Uffizio.