Mercoledì 12 Febbraio 2025
DANIELE PETRONE
Cronaca

Maxi rogo nell’azienda di Cremonini: "Porte e tapparelle, tutto sciolto"

L’esplosione nel cuore della notte, distrutto anche un magazzino. I testimoni: "Era come stare a Chernobyl". Il sindaco ai cittadini: chiudete le finestre. Escluso il dolo, la Procura ha aperto un fascicolo sulle cause.

L’esplosione nel cuore della notte, distrutto anche un magazzino. I testimoni: "Era come stare a Chernobyl". Il sindaco ai cittadini: chiudete le finestre. Escluso il dolo, la Procura ha aperto un fascicolo sulle cause.

L’esplosione nel cuore della notte, distrutto anche un magazzino. I testimoni: "Era come stare a Chernobyl". Il sindaco ai cittadini: chiudete le finestre. Escluso il dolo, la Procura ha aperto un fascicolo sulle cause.

"Sembrava di essere a Chernobyl, è tutto sciolto". Un’esplosione, poi le fiamme e una densa colonna di fumo che per ore ha avvolto il cielo di Reggio Emilia. "È un miracolo che non ci siano stati feriti. Se fosse successo di giorno, a produzione attiva, sarebbe stata una tragedia", dicono alcuni dipendenti. Un inferno quello descritto da chi ha visto coi propri occhi l’incendio che ieri notte ha divorato alle porte del centro storico reggiano lo stabilimento di Inalca, azienda leader nella lavorazione delle carni del gruppo Cremonini e il magazzino di Quanta che stocca le materie prime per conto di Cirfood, il colosso cooperativo della ristorazione collettiva. Oltre 230mila metri quadri di capannoni letteralmente sciolti dal calore. Muri, porte, finestre, tapparelle, tutto. "Danni ingenti e al momento incalcolabili", fanno sapere i proprietari degli edifici.

L’incendio scoppia poco prima dell’una. Di notte le linee produttive sono ferme e all’interno del grande polo (che comprende anche Salumifici GranTerre, il cui stabilimento non è stato intaccato) non c’è nessuno dei circa 400 lavoratori complessivi. Nel sito un tempo sede dell’ex Assocarni ci sono solo manutentori e personale addetto. Ed è proprio uno di loro a lanciare l’allarme ai pompieri che arrivano immediatamente con una quindicina di mezzi. Le fiamme sarebbero divampate da un locale tecnico. Sul caso, la Procura ha aperto un’inchiesta affidata alla squadra mobile della questura.

Formalmente, almeno per ora, non si esclude alcuna ipotesi. Ma dai primi accertamenti non sarebbero emersi elementi che possano ricondurre ad un’ipotesi dolosa. Quando la città si risveglia all’alba tra l’odore acre e una nube nera, arriva l’appello del sindaco Marco Massari che invita i cittadini "a chiudere le finestre". I residenti dei quartieri limitrofi sono spaventati. "Siamo a pochi metri dai capannoni bruciati, temiamo per la nostra salute", dice rabbioso Edmondo Camorani, la cui finestra della cucina di casa sua si affaccia proprio sugli edifici carbonizzati che fumano ancora.

I tecnici di Arpae, al lavoro fin dalle prime ore del mattino per esami e accertamenti del caso, cercano di tranquillizzare la popolazione: "Dalle prime analisi ambientali sono stati rilevati valori al di sotto dei limiti – informano – sono stati avviati monitoraggi a più lunga durata nelle prossime 24-48 ore con campionamenti ad hoc anche in vicini istituti scolastici", in particolare il plesso del liceo scientifico Aldo Moro nelle immediate vicinanze. Anche se nel pomeriggio, dopo una ricognizione aerea dei vigili del fuoco anche attraverso i droni, emerge il timore per una sospetta copertura in amianto di uno degli edifici coinvolti, sulla quale sono ancora in corso accertamenti.

E mentre arrivano le attenzioni da parte del Governo e della Regione che assicurando di seguire da vicino la vicenda, bisogna fare i conti immediati con le ripercussioni sulle filiere produttive afferenti ai due stabilimenti colpiti. Non solo quello delle carni di Inalca-Cremonini che comportano anche timori sui livelli occupazionali di quasi duecento dipendenti diretti, ma pure sulla catena di distribuzione pasti negli ospedali, nelle strutture sociosanitarie, nelle mense di scuole e imprese, visto che nel magazzino andato in fumo di Quanta venivano stoccate le materie prime destinate alle cucine del centro-nord Italia gestite da Cirfood. Ma il colosso cooperativo reggiano, leader nazionale nella ristorazione collettiva guidato dalla presidente Chiara Nasi sa come risollevarsi e assicura: "Garantiremo la continuità dei servizi di ristorazione grazie alla rete di fornitori locali e grossisti e alla professionalità e competenze di tutto il personale da subito operativo per far fronte all’emergenza".

Lo stesso Comune di Reggio Emilia ha tranquillizzato le famiglie, garantendo che per oggi "le mense scolastiche per la fascia 6-14 anni funzioneranno regolarmente, nonostante l’incendio. Si stanno adottando tutte le misure necessarie per ridurre al minimo eventuali disservizi. Nel caso in cui si verificassero slittamenti nella consegna di pasta, olio, o carni sarà realizzato un pranzo semplificato con gli ingredienti già presenti in dispensa, come verdure di stagione e legumi, nel rispetto delle caratteristiche nutrizionali dei menù".