Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Donna fatta a pezzi, Maurizio Diotallevi: "Ci pensavo da due mesi"

Il fratello parla però anche di raptus: "Mi umiliava in continuazione". L'autopsia: strangolata con una cintura e smembrata con una sega

Maurizio Diotallevi, l'uomo che ha ucciso e fatto a pezzi la sorella (Ansa)

Roma, 17 agosto 2017 - Il giorno dopo aver confessato l'omicidio della sorella Nicoletta, che poi ha fatto a pezzi e ha gettato in diversi cassonetti nella zona di via Flaminia, Maurizio Diotallevi durante gli interrogatori cerca di spiegare il suo gesto. "Erano due mesi che stavo pensando di ucciderla" rivela aggiungendo, un po' incoerentemente, "il mio è stato un raptus, mi umiliava in continuazione". E ancora: "Lei era appena rientrata da un viaggio in Svezia. Subito aveva ripreso a darmi ordini, a comandare come faceva sempre. A quel punto ho atteso che uscisse dal bagno e dopo che eravamo in salotto l'ho accredita e strangolata con una cinta".

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Nel corso del confronto di ieri con polizia e magistrati, l'uomo ha fornito una versione "lucida" di quanto avvenuta nella casa di via Guido Reni il 14 agosto scorso.

Quanto alle modalità del delitto, la povera Nicoletta è stata strangolata con una cintura e fatta a pezzi con un sega e poi con un coltello: questo emergerebbe dai primi accertamenti autoptici eseguiti sul corpo della vittima. Intanto è fissato per domani l'interrogatorio di convalida del fermo del 62enne. Intanto la nomade che ha fatto la macabra scoperta, nel giorno di Ferragosto, rivela: "All'inizio pensavo fosse addormentata...".

Nicoletta Diotallevi, strangolata e fatta a pezzi dal fratello (Lapresse)
Nicoletta Diotallevi, strangolata e fatta a pezzi dal fratello (Lapresse)

DETTAGLI CRUENTI - La donna è stata quindi uccisa per strangolamento e poi fatta a pezzi. I primi risultati dell'autopsia svolta sul corpo di Nicoletta Diotallevi, confermerebbero così la versione fornita dal fratello Maurizio agli inquirenti che gli contestano l'omicidio volontario e l'occultamento di cadavere. Nel corso dell'interrogatorio di ieri sono emersi anche dettagli cruenti: Diotallevi per tagliare il corpo della sorella ha utilizzato due seghe che aveva in casa e un coltello per tagliare la carne.

Nel corso della macabra operazione una delle seghe si è rotta e parte della lama è rimasta conficcata in una gamba. "Ho dovuto utilizzare l'altra sega e poi il coltello per tagliare", confessa il fratello. Anche le prime risultanze dell'esame autoptico, svolto sui resti della donna, confermano che sul corpo non ci sono segni di ferite da arma da fuoco. Il fermato avrebbe raccontato che era sua intenzione gettare la donna nel solo cassonetto di viale Maresciallo Pilsudski ma il peso del cadavere ha reso l'operazione impossibile e quindi Diotallevi ha deciso di gettare l'altra parte del corpo a pochi metri dalla propria abitazione in via Guido Reni dove c'era un cassonetto parzialmente inclinato e ciò rendeva l'operazione più facile.

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LA SEGA RITROVATA - È stata sequestrata dalla polizia in uno dei cassonetti in cui c'erano i resti di Nicoletta parte di una sega probabilmente utilizzata per fare a pezzi il corpo. Sullo strumento verranno fatti accertamenti. Nei prossimi giorni, forse già domani, la polizia scientifica tornerà nell'appartamento per effettuare accertamenti irripetibili anche con il luminol. In quell'occasione verranno cercati eventuali altri oggetti che potrebbero essere stati usati per fare a pezzi il corpo.

CASA RIPULITA - Dopo aver strangolato e fatto a pezzi la sorella nella casa in cui vivevano, Maurizio Diotallevi avrebbe ripulito l'appartamento, ipotizzano gli investigatori. A quanto ricostruito, l'omicidio è avvenuto il 14 pomeriggio e il giorno seguente l'uomo ha denunciato la scomparsa della sorella. In casa, all'arrivo della polizia, non ci sarebbero state tracce evidenti di sangue. Per non inquinare le prove è stata posta sotto sequestro in attesa di effettuare gli accertamenti irripetibili. Per chi indaga il fratello, arrestato per l'omicidio, avrebbe pianificato tutto.

LA TESTIMONIANZA - E' ancora sotto choc Maria (il nome è di fantasia), la nomade che ga trovato nel cassonetto le gambe di Nicoletta. "All'inizio ho visto i piedi e ho pensato che fosse una donna che si era addormentata dentro il cassonetto", racconta la donna, 39 anni che il giorno di Ferragosto ha fatto la macabra scoperta. "Per me le gambe - dice, ancora agitata - erano state congelate perché nelle buste non c'era per niente sangue, ma non sono certa perché ho avuto paura a toccarle".

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