Mercoledì 17 Luglio 2024
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Maturità salvata dagli ex. La carica dei commissari senior: uno su dieci è un pensionato

Molti docenti di ruolo rinunciano per la pesantezza dell’impegno e gli scarsi compensi. Il capo dei presidi: "I sostituti non lo fanno solo per soldi, c’è anche voglia di essere utili"

Una scena del film 'Notte prima degli esami'

Una scena del film 'Notte prima degli esami'

Roma, 16 giugno 2024 – C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico. Calmi tutti: Giovanni Pascoli non è nella hit dell’usato sicuro, anche perché è uscito nel 2022 e a raccogliere previsioni plebiscitarie ci pensa piuttosto la coppia D’Annunzio-Pirandello. Impregnata di nuovo e di antico è l’aria che avvolge la maturità 2024, la prova suprema che da mercoledì impegnerà 526.317 studenti, 512.530 interni e 13.787 esterni, che verranno esaminati da 14.072 commissioni, per un totale di 28.038 classi. Si parte mercoledì 19 giugno alle ore 8.30 con la prima prova, uguale per tutti, e si prosegue il giorno successivo, sempre alle 8.30 con prove diverse secondo le discipline caratterizzanti i singoli percorsi di studio. Dal lunedì successivo è previsto il colloquio; le commissioni ascolteranno 5 candidati al giorno.

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A non cambiare mai è la presenza, costante da 40 anni, di Antonello Venditti. Nove diplomandi su dieci continuano a usare la sua "Notte prima degli esami" come medicina per l’anima durante lo studio matto e disperato: perché è bella, fa piangere di nostalgia preventiva e dicono porti bene. Segno dei tempi è invece l’inedito proliferare (tra il 10 e il 15%) di pensionati (da non più di tre anni) dentro le commissioni. Gente che potrebbe andare al mare e invece torna sui propri passi nella fornace di aule surriscaldate dal sapere e dal terrore.

Perché lo fanno? Sono il corrispettivo dei medici reclutati fra chi in teoria ha smesso per non fare collassare il sistema? Vogliono arrotondare l’assegno mensile? Non riescono a staccarsi dal rituale? Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, conferma che nella scelta di candidarsi come supplenti dopo avere lasciato il lavoro c’è di tutto un po’: l’esigenza di guadagnare qualcosa, ma anche tracce di rimpianto, oltre al desiderio di rendersi utili sapendo che formare le commissioni non è sempre un gioco. Sono tanti, infatti, i professori di ruolo che dicono "no grazie, non ho più le forze, la paga è misera e le condizioni poco agevoli".

Le lamentele riguardano l’assegnazione di scuole distanti fra loro senza rimborsi per gli spostamenti, come nel caso di un professore nominato in due istituti ai due lati opposti di Roma. Ma anche i compensi stabiliti da un decreto del 2007, che vanno dai 1.249 euro lordi per i presidenti ai 911 per i commissari esterni ai 399, sempre lordi, per quelli interni. E allora largo ai pensionati, magari più indulgenti perché meno stanchi, perfettamente rodati dentro un ruolo in cui sono riusciti a farsi odiare da quattro generazioni come il professor Antonio Martinelli (la Carogna nel film ‘Notte prima degli esami, siamo sempre lì’) e adesso vogliono rimediare. Ma ai ragazzi più che i professori interessano le tracce, i nomi degli eterni attesi che non escono mai e alzano le probabilità, le ricorrenze inevitabili. Ungaretti e Montale? Perché no, come al solito. In tanti stanno puntando sul delitto Matteotti a cento anni dalla morte, qualcuno ripassa almeno come si scrive Oppenheimer per via del film, del relativo Oscar e dei 120 anni dalla nascita.

Per l’analisi del testo di prosa il ministero può estrarre componimenti prodotti dall’Unità d’Italia in poi e quattro maturandi su 10 scommettono che sarà D’Annunzio, dimenticando che il vate abruzzese entra sempre papa ma esce cadinale. Verga allora? Ne è convinto il 31%, ma anche lui è già uscito nel 2022. E Manzoni? Giganteggiava con Leopardi durante i fasti dell’esame sperimentale – fra il ’69 e il ’98 – e non è mai stato proposto in una maturità recente. In pole c’è Pirandello (l’apparizione più recente è del 2003), seguito da Italo Svevo e Italo Calvino. Vaticinando senza presunzioni scientifiche c’è chi butta nel calderone il centenario della morte di Lenin, gli 80 anni dello sbarco in Normandia, i 75 della Nato e i 20 di Facebook, con l’apertura sulle vaste praterie dei social network. L’attualità, sempre molto gettonata, sembra scontata e monopolizzata dal duello fra l’intelligenza artificiale e lo scontro israelo-palestinese. Purtroppo sempre valido il tema della questione di genere e la violenza sulle donne.

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