Giovedì 21 Novembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Matteo Messina Denaro: chi era il boss condannato come mandante per Falcone e Borsellino

Condanne per stragi e omicidi. Il 19 gennaio previsto l'appello per Capaci e via D'Amelio. I rapporti con Totò Riina, la sorella Patrizia e i figli

Chi era Matteo Messina Denaro, 61 anni, capo di Cosa Nostra - detto O Siccu e Diabolik -, nato a Castelvetrano (Trapani), arrestato a gennaio dopo 30 anni di latitanza. Il boss è morto lunedì 25 settembre all’ospedale dell’Aquila.

Le prime foto Ansa della strage di Capaci
Le prime foto Ansa della strage di Capaci

Sommario

Chi è Matteo Messina Denaro 

"Chi è Matteo Messina Denaro? Certamente un mafioso. Ha quattro condanne per 416bis, riferite a tempi diversi. E’ certamente un assassino perché dal casellario giudiziale mi risulta essere stato condannato per sette stragi e una ventina di omicidi”.  Questa la sintesi, a settembre 2022, di Antonino Patti, procuratore generale nel processo in Corte d’assise d’appello a Caltanissetta.

Il padre, la sorella Patrizia, i figli

Originario di Castelvetrano in provincia di Trapani, nasce nel 1962 nella famiglia del capomafia locale, Francesco detto "Ciccio", legato ai corleonesi di Totò Riina. Gli affari della famiglia si concentravano principalmente nel settore delle costruzioni, con un ruolo preminente nel Trapanese. Da giovane ha studiato a Castelvetrano, fino al ritiro dall’Istituto tecnico commerciale Ferrigno di Castelvetrano per seguire le orme del padre. Appena a vent’anni, partecipò attivamente alla guerra contro le famiglie ribelli di Marsala e del Belice, facendosi notare da Totò Riina. 

Non si è mai sposato ma ha avuto una figlia da Franca Alagna, una donna di Castelvetrano, nel 1996. Il figlio Francesco sarebbe nato invece nei primi anni Duemila. La sorella Patrizia ha sempre avuto un ruolo importante: era proprio lei, condannata nel 2018 a 14 anni di carcere per associazione mafiosa, a portare e ricevere i messaggi da e per il fratello. 

Le stragi

Il 19 gennaio nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta il primo appuntamento processuale di Matteo Messina Denaro, imputato nel processo d’appello perché ritenuto uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via d’Amelio del 1992 in cui morirono i giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta.

L’udienza, se confermata, sarà dedicata alla difesa, rappresentata in aula dall’avvocato Salvatore Baglio. A febbraio la Corte d’Assise d’Appello aveva previsto un’udienza per le controrepliche. Poi la corte stabilirà  il giorno della sentenza.

Al termine della requisitoria, a ottobre scorso, la procura generale aveva chiesto la conferma dell’ergastolo, comminato in primo grado. 

Matteo Messina Denaro è stato condannato anche per l'omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino e per gli eccidi del 1993 a Roma, Firenze e Milano.

Di lui si trovarono lettere a Bernardo Provenzano, nel covo di Montagna dei Cavalli: “Qui a Marsala (Trapani, ndr) - scriveva - stanno arrestando pure le sedie”. Motivo per cui si diede alla sommersione, facendo il vuoto attorno a sé e interrompendo qualsiasi collegamento. 

Falcone e Borsellino

A ottobre 2020 la Corte d’Assise di Caltanissetta lo ha condannato all’ergastolo come mandante per le stragi del ‘92 di Capaci e Via D’Amelio costate la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, a Francesca Morvillo moglie di Falcone e agli agenti delle scorte. 

Decine di omicidi

Decine gli omicidi per cui è stato condannato Matteo Messina Denaro. Non solo Giuseppe Di Matteo ma anche Vincenzo Milazzo e Antonella Bonomo, che era incinta. 

I pizzini

Intercettazioni e biglietti su di lui sono di anni e anni fa. Non scriveva personalmente ma qualcuno che teneva i contatti per lui doveva pur esserci. Operato in Spagna all’inizio degli anni Duemila, gli investigatori erano riusciti a ricostruire quale fosse la clinica iberica e a prendere il Dna.

Ultimo boss dopo Totò Riina arrestato 30 anni fa

L’ultimo miracolo del missionario laico Biagio Conte, morto nei giorni scorsi a Palermo: la cattura dell’ultimo superlatitante di Cosa nostra cade trent’anni e un giorno dopo l’arresto di Totò Riina da parte dei Ros, gli stessi protagonisti oggi. Riina era rimasto libero e ricercato 24 anni, per 43 era rimasto latitante Bernardo Provenzano

Il volto del super ricercato in un video 

Nel 2021 il volto del capo della mafia era stato mostrato al Tg2. Le immagini mostravano Matteo Messina Denaro ad Agrigento nel 2009 ripreso da una telecamera di sicurezza.