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Se c’è un tema che nessuno può immaginare "divisivo" è quello della violenza sulle donne. Nella giornata internazionale per l’eliminazione di un tale cancro, almeno su questo l’unanimità delle forze politiche è data per scontata. Anche perché l’appello di Sergio Mattarella è netto: basta alibi e distinguo - avverte – non si è fatto abbastanza per debellare "questa emergenza", tutti devono rimboccarsi le maniche. E invece no. Immancabile la guerriglia tra i due fronti politici contrapposti scoppia. Stavolta a seminare zizzania non è la voce dal sen fuggita da questo o quell’esponente di maggioranza, ma la presidente del consiglio. Chiede a più riprese a tutti i partiti di lavorare insieme contro "una piaga" che "non consente" a nessuno di girarsi da un’altra parte: "Mai più divisioni su questo tema", sottolinea. Ma dopo aver assicurato che la questione è in cima "alle priorità del governo", dichiara: "Verrò definita razzista, però c’è un’incidenza maggiore, purtroppo, nei casi di violenza sessuale da parte di persone immigrate, soprattutto illegalmente. Quando non hai niente, si produce degenerazione". E dunque, richiede un approccio non solo culturale, anche securitario.
Salvini ci va a nozze: "È un dato preoccupante, che non sminuisce in alcun modo i casi italiani, ma evidenzia le pericolose conseguenze di un’immigrazione incontrollata, spesso proveniente da Paesi che non condividono i principi e i valori occidentali". Sui social, posta l’elenco delle vittime e degli assassini, con tanto di etnia. Sono fatti, non sensazioni assicurano nel giro della premier: secondo i dati diffusi dal Viminale, gli stranieri, che sono il 9% della popolazione, risultano autori del 44% di atti di violenza sessuale nel primo semestre del 2024 (del 18% degli atti persecutori, e di circa il 30% dei maltrattamenti). Da qui parte Giorgia Meloni per lanciare il guanto di sfida al centrosinistra: ammettete che ci sono immigrati che appartengono a culture che non hanno una visione paritaria della donna.
Apriti cielo: l’opposizione insorge, per una volta senza distinzioni. "Cerca un alibi per i fallimento del protocollo con l’Albania", dice il capo dei senatori Pd, Francesco Boccia. "È il patriarcato che arma i violenti", rincarano i cinquestelle con Anna Bilotti. Mentre il renziano Enrico Borghi parla di "prove tecniche di democratura", Elly Schlein avverte: "La violenza di genere nel nostro paese è un problema strutturale, non basta reprimere". E Giuseppe Conte chiosa: "La violenza, le molestie contro le donne non possono avere nessuna giustificazione". C’è la contestazione aperta, ma c’è anche quella silenziosa ma non per questo meno eloquente all’interno della maggioranza. Forza Italia e Noi Moderati scelgono quella che un’area importante del femminismo storico italiano definiva l’obiezione della "donna muta". Sul file aperto dalla premier tacciono.
Insomma, sembra inutile lo sforzo del capo dello Stato che chiede a tutti di "fare il possibile".
Eppure, Sergio Mattarella è stato durissimo contro i ritardi della società e della politica italiana: "È addirittura superfluo sottolineare che non ci sono scuse accettabili a giustificazione della violenza di genere. La violenza contro le donne presenta numeri allarmanti. È un comportamento radicato in disuguaglianze, stereotipi di genere e culture che tollerano o minimizzano gli abusi che si verificano spesso anche in ambito familiare". Per uscire dal tunnel maledetto "servono azioni concrete".
E il governo risponde con la ministra Eugenia Roccella e la collega Elisabetta Casellati che annunciano la nascita di un tavolo di lavoro per redigere un testo unico contro la violenza sulle donne che dovrebbe vedere la luce l’8 marzo. "La politica ha saputo dare in più occasioni un segnale di unità, mi auguro che si possa continuare su questa strada", rilancia la premier quando tutto è compiuto. Pure il minuto di ’rumore’ dedicato dalla Camera a Giulia Cecchettin, il cui triste caso è stato ripreso dalla presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen: "Oggi e sempre accanto a donne come Giulia. Meritano giustizia. Basta violenza sulle donne". Ecco: dividersi su questo tema per ragioni di propaganda non appare molto edificante.