di Ettore Maria Colombo
Chi dopo Sergio Mattarella che non farà alcun bis? Mario Draghi, come vuole e dice, a ogni piè sospinto, Matteo Salvini? Il leader leghista pensa e spera che, così, caduto il governo guidato dall’attuale premier, si vada dopo subito al voto. L’attuale ministra della Giustizia, ed ex presidente della Consulta, Marta Cartabia, che sarebbe anche la prima donna a salire al Colle, come sperano il mondo cattolico (Vaticano in testa) e gli azzurri? La presidente del Senato Casellati, l’ex presidente della Camera Casini o, per Meloni, uno di destra? Un Veltroni, o Franceschini, o Gentiloni, o Prodi, come dicono nel Pd? Per ora, è un quien sabe? La sola cosa certa, nel grande gioco della corsa al Colle che si è aperto anzitempo, è che Sergio Mattarella non accetterà mai un bis. Inutili le pressioni, scoperte e no, di molti peones e vari partiti, tutte le cancellerie europee, gli Usa, per non dire di intellettuali, artisti, scienziati, per far accettare a Mattarella un nuovo incarico, seppur ‘a tempo’, come, nel 2013, Giorgio Napolitano.
Sergio Mattarella, in modo ufficiale due volte, e in modo informale ieri, ha detto, a chiare lettere, che non intende farsi rieleggere neppure per poco. La prima volta, durante il discorso di Capodanno 2021 agli italiani, ricorda che "quello che inizia sarà l’ultimo anno del mio mandato". La seconda volta, a febbraio, cita un suo predecessore, Antonio Segni, che nel 1963 aveva inviato un (inascoltato) messaggio alle Camere: sette anni sono abbastanza, la tesi di Segni, per assicurare la continuità dello Stato. Inoltre, se fosse sancita la ‘non rieleggibilità’ del Capo dello Stato – proponeva Segni e riprendeva Mattarella – si potrebbe abolire il semestre bianco (gli ultimi sei mesi del mandato in cui il Presidente non può sciogliere le Camere, art. 88 della Costituzione). L’ultima volta l’ha ripetuto, ieri.
L’occasione è assai curiosa. Il Presidente Mattarella parla – fanno notare gli ambienti del Quirinale – "da nonno ai nipotini". "Tra otto mesi potrò riposarmi", dice Mattarella in una scuola elementare di Roma, per presentare l’agenda “Il mio diario della Polizia di Stato“. "Sono vecchio", precisa con un sorriso. In effetti, il 23 luglio, Mattarella compirà 80 anni. Eppure, Pertini fu eletto Presidente a 82 anni e quando fu rieletto la seconda volta, Napolitano ben 88. Ma Mattarella viene da un settennato assai pesante e da tre crisi di governo turbolenti che hanno avuto, ogni volta, esiti politici del tutto diversi. Inoltre, il ‘giudice’ della Consulta e lo ‘studioso’ di diritto costituzionale pensa, in cuor suo, che sette anni sono un tempo biblico: rischiano di trasformare una Repubblica in una monarchia. E dunque, il 3 agosto inizia il semestre bianco, il 3 febbraio 2022 scade il mandato di Mattarella e si aprono le urne per eleggere il suo successore.
Chi, dopo di lui? Tutti i giochi sono aperti, ma la ‘dura legge dei numeri’ dice che, almeno sulla carta, il centrodestra è in pole position. Infatti, in un ‘collegio elettorale’ di 1011 ‘grandi elettori’ (630 deputati, 321 senatori, 30 delegati regionali), il centrodestra (Lega+FdI+FI+Udc+Cambiamo!) ne ha, di partenza, ben 450 (412 onorevoli e 30 consiglieri regionali), l’alleanza giallorossa (Pd+M5s+LeU) solo 406 (386 onorevoli e 20 ‘regionali’). Infine, 45 sono i parlamentari di Iv (‘ago della bilancia’, a seconda con chi si schieri) e 107 i parlamentari del Misto, una palude fatta, per la stragrande maggioranza, di ex pentastellati. Serve la maggioranza dei tre quarti del ’collegio’ solo nelle prime tre votazioni, dalla quarta basta la maggioranza assoluta di 506. Per il centrodestra, l’antico sogno di esprimere un suo uomo (o donna) al Colle, è a un passo. Sempre che resti unito.