Giovedì 21 Novembre 2024
NICOLETTA TEMPERA
Cronaca

Massacrata dall’ex a Bologna. Il delirio del killer: "Voleva un video ogni 10 minuti"

Così Alessandra Matteuzzi era tenuta sotto scacco da Padovani. L’aveva trascinata sulla tomba del padre di lei come atto di fedeltà

Giovanni Padovani, senigalliese di 26 anni, ieri all’udienza di convalida dell’arresto

Giovanni Padovani, senigalliese di 26 anni, ieri all’udienza di convalida dell’arresto

Bologna, 27 agosto 2022 - L’omicidio di Sandra è stato "l’insano completamento" del "delirio maniacale" di Giovanni Padovani. Lo scrive il gip Andrea Salvatore Romito, convalidando, ieri, l’arresto del ventiseienne assassino di Alessandra Matteuzzi. Colpita con una martellata alla testa, "ma il martello si è subito rotto", si era rammaricato con la polizia il killer. Proprio quel martello che, pur portato da Senigallia a Bologna, non è costato al killer l’aggravante della premeditazione. Una scelta del pm Domenico Ambrosino che, però, potrebbe essere modificata più avanti.

Per ora l’assassino resta accusato di omicidio aggravato. E la sua ferocia è testimoniata dal modo in cui ha ucciso Alessandra. La 56enne è stata infatti finita a calci e pugni e poi colpita addirittura con una panchina di ferro, sradicata sotto al portico della casa della vittima. Circostanze descritte, nei minimi dettagli, da Padovani. Non con il gip all’interrogatorio di garanzia in cui, difeso dall’avvocato Enrico Buono, il calciatore si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma subito dopo la mattanza, nella nottata passata negli uffici della polizia.

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Lui, come ricostruito nell’ordinanza del giudice, parla di un "raptus di rabbia", scatenato dagli atteggiamenti di lei. ‘Colpevole’ prima di aver "aggiunto sui social alcuni miei ex compagni di squadra e amici", poi di non avergli risposto per un’intera mattina. Un’ossessione tale verso Alessandra che lo aveva portato addirittura a chiederle, ogni 10 minuti, foto e video che testimoniassero dove fosse e con chi, come raccontato da lei in denuncia e di fatto per tenerla sotto scacco. "Mi sono sentito nuovamente usato e manipolato da Alessandra", ha detto.

Lui racconta la giornata prima dell’omicidio passo per passo. Ma la versione dell’inizio di questa giornata discorda completamente con quanto raccontato da Sandra alla sorella. Lui dice di aver raggiunto la donna in via dell’Arcoveggio, di averla attesa su una panchina, di averla convinta a continuare a sentirsi "una volta al giorno" e a vedersi "una volta ogni due settimane". Stefania Matteuzzi, che il pomeriggio di martedì aveva raccolto le confidenze della sorella, racconta invece di un agguato nei locali dei contatori, dove lei era dovuta scendere perché lui le aveva staccato la luce. Era così spaventata da tenere in mano un flacone di spray urticante.

Poi, però, Sandra si era convinta. Aveva passato il pomeriggio con lui. "Siamo andati a trovare la mamma nella casa di riposo", dice il killer. Poi, tornando a Bologna, "ci siamo appartati in un posto isolato per strada e abbiamo fatto sesso". Una circostanza che, con rammarico, Sandra subito pentita, aveva confermato alla sorella. Le aveva detto anche che lui aveva insistito per sapere se lei lo avesse denunciato: "Mia sorella gli aveva risposto in maniera evasiva". E a lui non era bastato. "A garanzia della fedeltà di Sandra, aveva preteso un giuramento sulla tomba di nostro padre". Il pomeriggio trascorso insieme aveva ‘rasserenato’ l’assassino. Che la sera era tornato a Senigallia. Arrivato a casa, l’aveva chiamata. E lei non aveva risposto. E la rabbia era esplosa. Afferrato un martello – "a scopo di difesa", è l’assurda giustificazione di Padovani, motivata col racconto che in passato la sorella di Sandra e il cognato lo avrebbero minacciato, quest’ultimo addirittura con "un cric" – era partito per Bologna. Dove, dopo aver atteso Sandra per 5 ore sul tetto del palazzo, era sceso in strada e l’aveva massacrata.

Ieri, il gip Romito ha lasciato in carcere Padovani, vista la sua "eccezionale pericolosità e assoluta incontrollabilità o prevedibilità delle azioni". Unica misura possibile, visto il pericolo di recidiva, per tutelare "in particolare, i famigliari della Matteuzzi, esposti al rischio di ritorsioni". La difesa aveva chiesto i domiciliari a Senigallia con braccialetto elettronico. Nell’ordinanza, il gip si sofferma sulla denuncia per stalking presentata dalla vittima il 29 luglio: un racconto che "pur bisognevole dei necessari approfondimenti investigativi, appare logico e coerente", confermando quindi l’aggravante dello stalking spinto fino al suo "insano completamento nel delirio maniacale" del killer.