Trento, 3 luglio 2024 - A due anni dalla tragedia della Marmolada, oggi cosa si vede? “Il buco sul ghiacciaio. In questi giorni no, perché continua a nevicare”. Carlo Budel vive in vetta alla Regina delle Dolomiti, a oltre 3.300 metri. Gestore del rifugio Capanna Punta Penia. Testimone della strage che il 3 luglio 2022 uccise 11 alpinisti e ne ferì altri otto.
Ha postato i suoi ricordi, la foto dell’amico Paolo Dani.
“Paolino era una persona stupenda. Ma tutte le guide alpine sono persone stupende”.
Non le pesa vivere nel rifugio dopo la strage?
“No, mi pesa pensare pensare che ci sono troppi interessi economici in montagna”.
A che distanza si trova dal luogo del distacco?
“In linea d’aria saranno 300 metri”.
Che ricordi ha di quel giorno?
“Ero al rifugio, era una domenica e c’era tanta gente. A un certo punto abbiamo sentito un caos impressionante. Ho pensato al terremoto, infatti siamo usciti tutti di corsa. Poi ho capito che si era staccato un pezzo di ghiacciaio”.
Che cosa ha fatto?
“Ho chiamato il Soccorso alpino, che è stato bravissimo, in pochi minuti c’erano già gli elicotteri. Ho detto, è successo un disastro. Ho pensato subito che ci fossero almeno 10 morti”.
Alla fine sono stati 11. Una tragedia imprevedibile, ha concluso l’inchiesta aperta (e archiviata).
“Nessuno poteva immaginarlo. Per questo sono morte anche persone espertissime di montagna. Quel 2022 aveva fatto così caldo, chi poteva aspettarsi una cosa così grave. Di domenica, alle 13:53. Il momento peggiore”.
Come ricorderete le vittime?
“Con una messa, sarà celebrata domenica 7 luglio alle 10:30 qui nel rifugio con le famiglie, ci sarà un collegamento per chi non potrà salire. Noi non dimentichiamo”.
Le persone oggi sono più prudenti quando arrivano sulla Marmolada?
“Purtroppo no, c’è sempre più gente in montagna che con la montagna non c’entra nulla. E questo anche è il problema che ha il Soccorso alpino”.