Lunedì 23 Dicembre 2024
REDAZIONE CRONACA

Marmolada e Grande guerra, le storie dei soldati morti e la città di ghiaccio

Viaggio a ritroso nel tempo sul ghiacciaio della strage di luglio. La valanga del 1916 e i recuperanti a caccia di bombe

Canazei (Trento), 31 luglio 2022 - Marmolada e Grande guerra: molto più che una cartolina. Luigi Casanova, ambientalista (del sì), forestale per 30 anni, conosce a memoria la storia del ghiacciaio e i suoi segreti, tornati sotto i riflettori dopo la strage del 3 luglio. 

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Casanova, quanti sono i soldati della Grande guerra sepolti nel ghiacciaio? “Impossibile saperlo. La stima potrebbe arrivare forse a qualche decina. Sicuramente sono migliaia quelli morti complessivamente sulla Marmolada. Ancora oggi gli austriaci non hanno un numero esatto delle vittime travolte dall’enorme valanga che nel gennaio 1916 distrusse il loro accampamento, sul lago Fedaia. E se non ci sono riusciti loro, che sono più precisi di noi...”.  I documenti cosa svelano? "Raccontano episodi singoli. Sappiamo che sicuramente ci sono otto soldati  sepolti nel ghiaccio sul versante italiano, a cresta di Serauta andando verso Punta Rocca. Questa presenza è documentata perché gli ufficiali avevano parlato dello scoppio di una mina e avevano indicato un numero preciso di vittime. Quei corpi ancora non sono stati recuperati”. Invece dalla parte austriaca c’era la città di ghiaccio. “Una grande città sotterranea con corridoi, magazzini, camerate e pulci, tante pulci. Così lì è tutto molto più difficile”. Una storia che pare incredibile. “Gli austriaci avevano chiamato il loro ufficiale ingegnere che ha costruito questi cunicoli per togliere i militari dalla mira dei cecchini italiani. Una rete di gallerie, magazzini e stanze. Tutto documentato nel museo della Grande guerra”. Proprio ai piedi del ghiacciaio crollato e oggi off limits, per ragioni di sicurezza. “Là dentro c’è lo schema di come era la città di ghiaccio. La valanga ci è passata sopra, chi era dentro si è salvato. Ha travolto invece l’accampamento, giù al lago Fedaia. Gli austriaci lì si ritenevano al sicuro, invece sono morti tutti”. Facciamo una mappa immaginaria, torniamo al 1914 nel luogo del crollo di domenica 3 luglio. Che cosa c’era lassù ai tempi della Grande guerra? “C’erano gli austriaci e due anni dopo cominciarono a costruire la città di ghiaccio”.  Quindi si era già verificato un evento tragico, la valanga del 1916. “Ma non è paragonabile, allora eravamo in inverno”. I soccorritori, dopo il crollo di luglio, hanno parlato anche del pericolo bombe inesplose. “Infatti l’area dovrà essere bonificata. Se ci sono ordigni è bene rimuoverli subito. Poi ci sono in giro anche i nostri recuperanti storici...“. Recuperanti? “Quelli raccontati da Mario Rigoni Stern, è stato lui a inventare la parola. Naturalmente è tutto illegale”. Pericoloso, anche.  “Chiaro, se trovi un ordigno devi portarlo in caserma. Invece i recuperanti lo svuotano e poi lo vendono. C’è un mercato delle bombe, delle spolette, delle cartucce, delle maschere di gas. Un mercato fiorente”.

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