Canazei, 2 settembre 2022 - Ghiacciaio della Marmolada, il crollo due mesi dopo. Mentre si discute di cambiamenti climatici e la fosca previsione è che in 15 anni quel patrimonio potrebbe sparire, ai primi di ottobre dovrebbe essere consegnata la consulenza richiesta dal procuratore di Trento Sandro Raimondi per capire le cause del crollo che il 3 luglio ha provocato 11 morti.
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La superstite: "Ho visto venire giù la montagna. I corpi travolti, c’era anche un bimbo"
Elisa Dalvit, 40 anni, si può considerare una miracolata. Quella domenica si è salvata per una sosta non prevista. Aveva raccontato a Qn: "Con i miei compagni di cordata ci siamo fermati al rifugio di Punta Penia. Lì abbiamo incontrato un amico, volevamo che scendesse con noi. Abbiamo insistito ma lui era indeciso, ci ha chiesto di lasciargli il tempo di riposare un po’. Per quello siamo ripartiti più tardi. Altrimenti...".
"Perché loro sì e io no?"
Elisa è tornata a casa e si è portata dietro una domanda che non l'ha più lasciata: perché io sì e loro no, perché mi sono salvata e loro sono morti?
Elisa, oggi come si risponde?
"Mi ha aiutato molto incontrare Laura e Beppe, due ragazzi di Pergine, i più colpiti dalla valanga ma sopravvissuti. Erano vicino a Lilly, Liliana, la mamma e nonna di Levico che invece è rimasta uccisa. Le loro parole mi hanno colpito davvero. Anche se sono rimasti feriti, ho visto che la reazione non era la mia. Che tornavo sempre là con il pensiero, che ero preda della tristezza. Ho imparato tanto da loro. Dopo quel colloquio, posso dire di aver ricominciato a vivere".
Che cosa le hanno detto?
"Che la vita va avanti. La montagna ci deve insegnare questo. Dopo quell’incontro ho partecipato a due gare, ho ricominciato a correre nelle mie montagne. Mi è tornato un po’ lo spirito agonistico che è in me".
Due ragazzi scampati, come lei.
"Erano in fondo, avevano già tolto i ramponi e la corda, stavano per arrivare al rifugio sotto la Marmolada. Un destino incredibile. Liliana è morta per un sasso in testa. Credo che questo sia assurdo, nella tragedia".
I sommersi e i salvati.
"Mi sono fatta raccontare come è andata, ovviamente quando ci siamo incontrati ognuno ha ricordato quello che ha visto e vissuto. Loro erano in gruppo, si sono divisi. Chi è andato a sinistra si è salvato. Invece chi ha preso la destra o è morto o è rimasto ferito. Destino. Io non me lo so ancora spiegare. Ho parlato con altri, forse la persona che si avvicina a me di più, spiritualmente, è quella che mi ha detto: tu hai ancora qualcosa da compiere in questa vita. Forse ha ragione. Continuavo a chiedermi, perché sono qua e loro no? Perché 10 minuti mi hanno salvato la vita e gli altri sono morti? Perché ho dovuto assistere a tutto questo?".
Dopo due mesi si attende una risposta dall’inchiesta.
"Io spero davvero che nessuno sia giudicato colpevole. Cho dovrebbe essere giudicato colpevole? La montagna? O l’uomo che sta portando la terra alla distruzione? Questo c’è da dire, quello che è successo quel giorno non era prevedibile. Nessuno è stato portato di forza sul ghiacciaio, è stata una libera scelta di tutti. Anche del papà che ha portato il suo bimbo di 9 anni. Quella domenica li avevo incontrati, ci avevo parlato. Dopo il crollo, per giorni, ho continuato a chiedere ai giornalisti, ditemi che quel piccolo è vivo. Ho due figlie di 8 e 13 anni, mi sono immedesimata con quella mamma rimasta a casa. Alla fine, ho saputo che si è salvato".
Un altro miracolo.
"Sì, un altro miracolo".