Sabato 27 Luglio 2024
GAETANO FEMIANI
Cronaca

Marisa Leo e le altre: prima la denuncia poi l’incontro. E lui la uccide

Ha sparato all’ex compagna (39 anni) con la carabina e si è tolto la vita. Lei aveva lanciato un evento per supportare le vittime di violenza

Il copione è sempre lo stesso, tragicamente immutabile: litigi, denunce per stalking, l’ultimo appuntamento per ‘chiarirsi’ e poi la morte violenta. Anche l’ennesimo femminicidio – il settantanovesimo da inizio anno, uno ogni tre giorni, una carneficina – si dipana con il contrappunto dei soliti rituali con un uomo, Angelo Reina, 42 anni, imprenditore di Valderice, provincia di Trapani, che si presenta dall’ex compagna, Marisa Leo, 39 anni, per una ‘spiegazione’. Ma all’appuntamento nell’azienda di famiglia, in contrada Farla al confine tra Mazara e Marsala, ci va con una carabina calibro 22 con la quale spara alla donna, madre di una bimba di tre anni. Poi scappa fino al viadotto all’ingresso di Castellammare del Golfo, dove si toglie la vita con la stessa arma.

Marisa Leo
Marisa Leo

Un omicidio che scaturisce dopo che Marisa aveva nel 2020 denunciato l’ex compagno per stalking e violazione degli obblighi di assistenza familiare (l’assegno alla piccola). Durante il processo, però, ritirò la querela perché non voleva far condannare il padre di sua figlia, tentando di avviare un percorso condiviso e andando anche dallo psicologo. Tutto inutile, pochi mesi dopo, di nuovo l’inferno: Marisa prese coscienza che non poteva andare avanti. Un cliché che si ripete in decine di casi, da Nord a Sud. Il più clamoroso è quello del barman Alessandro Impagnatiello che ha ucciso a Milano la compagna incinta, Giulia Tramontano, con una messinscena agghiacciante. Pochi giorni fa, un’infermiera di 52 anni, Rosa Nappini, trucidata nel quartiere Trionfale di Roma dall’ex compagno, operaio marocchino di 45 anni, con 20 coltellate mentre si recava al bancomat. Nove mesi di crimini orribili raccontati in un lungo articolo del "New York Times" nel quale si sottolinea che i femminicidi hanno "riaperto il dibattito sulle aree più degradate del Paese e sui suoi atteggiamenti sciovinisti nei confronti delle donne nonché sul rischio che i social media li amplifichino".

Un’analisi forse affrettata visto che l’omicidio avvenuto ieri in Sicilia ha coinvolto una donna molto in vista nell’ambiente imprenditoriale e culturale dell’Isola. Marisa era una persona impegnata, un volto noto. Originaria di Salemi, si occupava del marketing delle cantine "Colomba Bianca", marchio molto conosciuto tra gli enologi. La trentanovenne era sensibile al tema della violenza di genere, a ottobre avrebbe dato corpo a un progetto sul tema. Nel 2021, in occasione della "Giornata Internazionale delle Donne", aveva pubblicato un video insieme alle altre dipendenti dell’azienda per dare voce allo slogan "Non una di meno" contro la violenza di genere. Nel 2019 aveva partecipato a una campagna promossa dall’associazione "Le Donne del Vino Sicilia" per il progetto "Tu non sei sola". Nel video, le parole di Marisa, allora incinta, risuonarono commoventi: "Una forza così piccola, ma così dirompente, e una vita che cresce al ritmo di due cuori che battono insieme. Donna, mamma, tu lavori, tu progetti, tu crei e sei fantastica per come lo fai. Cadi, ti rialzi, piangi ma non molli, e sei perfetta così come sei. Donna, mamma, Tu, non sei sola".

"Ciao Marisa, eri e sarai luce". Così in un post le cantine di "Colomba bianca" ricordano Leo. "È stata strappata alla vita – si legge nel messaggio –. Donna del vino, madre premurosa e ispiratrice delle nostre cantine. Mente e braccio di scelte di successo, colonna portante di progetti internazionali per la filiera vitivinicola italiana, visionaria comunicatrice nel mondo dei vitigni made in Sicily. Era attiva contro la violenza di genere. È inesplicabile immaginare una nuova vendemmia senza lei". "Siamo sconvolte e noi donne del vino ci stiamo organizzando per prenderci cura della figlia, rimasta orfana", dice l’amica e collega Roberta Urso.