Oggi verrà annunciata una task force multinazionale per la sicurezza del mar Rosso che si chiamerà “Operation Prosperity Guardian“. L’Italia per ora non parteciperà con sue navi a “Prosperity Guardian“ ma ha comunque deciso di inviare nell’area la fregata Fremm “Virginio Fasan“, che già si trovava al largo di Gaza. Per decidere un impegno operativo all’estero servirebbe un via libera del Parlamento, ma intanto il ministro Crosetto ha deciso di muovere una unità per aumentare la sicurezza dell’area. Crosetto l’ha detto alle alte cariche del ministero durante i saluti natalizi ("ho dovuto chiedere all’Ammiraglio Credendino di far fare un sacrificio ai nostri militari, rinunciando a un Natale a casa, e di inviare una unità nel Mar Rosso per mettere un freno a una situazione preoccupante").
La comunità internazionale non poteva tollerare che gli houthi yemeniti, “proxy iraniani“ schierati al fianco di Hamas, mettano a rischio il commercio internazionale attaccando le navi che transitano nel Mar Rosso e così gli Stati Uniti annunceranno – lo faranno dal Bahrain il segretario alla Difesa Lloyd Austin e il capo degli Stati maggiori congiunti, il generale Brown – il potenziamento della Combined Task Force 153, con base in Bahrain che, da dall’aprile del 2022, come compito ha il mantenimento della sicurezza marittima tra il Mar Rosso e il Golfo di Aden. "Vogliamo rafforzare una forza marittima che esiste già, sotto la guida del Bahrein" ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby. A schierare nevi o aerei nel Mar Rosso almeno una ventina di Paesi tra i quali Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Canada, Giappone ma anche Egitto, Arabia Saudita, Emirati, e Qatar. In zona sono già attivamente impegnati ad abbattere droni e missili da crociera Houti, il cacciatorpediniere americano USS Carney, il caccia britannico HMS Diamond e la fregata francese Languedoc. Gli Stati Uniti schiereranno il potente gruppo d’attacco 2, composto dalla portaerei ammiraglia USS Dwight D. Eisenhower, dall’incrociatore lanciamissili USS Philippine Sea, dai cacciatorpediniere lanciamissili USS Mason e USS Gravely, dello Squadrone 22 (4 cacciatorpediniere), e dalla Carrier Air Wing 3 con i suoi nove squadroni di aerei ed elicotteri.
La mossa era nell’aria da giorni perché gli attacchi da parte degli Houti continuano ad aumentare di intensità. Ieri mattina la petroliera Swan Atlantic, di proprietà norvegese e bandiera delle Cayman, è stata attaccata da droni lanciati dallo Yemen, stessa sorte è toccata alla portacontainer Msc Clara. Entrambi gli attacchi sono starti rivendicati dagli houti. La scorsa settimana, il colosso dei trasporti Maersk ha sospeso il passaggio delle sue navi dal Mar Rosso. Anche la tedesca Hapag-Lloyd ha preso la stessa decisione seguita dall’armatore italo-svizzero Msc e dall’armatore francese Cma Cgm. Ieri anche il colosso taiwanese Evergreen ha sospeso il transito (oltre al trasporto delle merci israeliane) e così la compagnia petrolifera Bp.
La decisione è frutto anche della decisione del Joint War Commitee dei Lloyd’s di Londra che ieri ha ufficialmente allargato le zone del Mar Rosso che richiedono coperture extra contro i rischi di guerra. Tale decisione fa salire i prezzi delle polizze per le navi. Questo ha avuto un effetto sui prezzi di petrolio e gas. Il Brent ieri passava di mano a 78,86 dollari al barile, avanzando del 3,02%, quanto al gas, i contratti future con consegna a gennaio oltrepassano i 37 euro (+12%). Biden ha mandato nei Paesi arabi anche l’inviato speciale della Casa Bianca per lo Yemen, che ha discusso la questione con Arabia Saudita, Qatar e Oman, esortandole a trasmettere messaggi alla milizia ribelle, ma la missione non sembra aver sortito effetti. E così restava solo l’opzione militare.