Martedì 11 Marzo 2025
STEFANIA TOTARO
Cronaca

Caso Maccarani, lo psicologo e il nutrizionista delle Farfalle? “Non erano indipendenti: confidenze riferite all’allenatrice”

Desio, imputazione coatta per la direttrice tecnica della nazionale di ginnastica ritmica: emergono nuovi inquietanti elementi sulla gestione delle atlete e dello staff

Anna Basta s’è opposta all’archiviazione

Anna Basta s’è opposta all’archiviazione

Desio (Monza e Brianza) – Disturbi alimentari, distorsione dell’immagine corporea, amenorrea, acne da stress, perdita di capelli, insonnia, attacchi di panico, incubi notturni, emicranie ricorrenti. Ma anche denti rovinati, pomeriggi passati “davanti all’acqua del water”. E dalla psicologa di nascosto “perchè non volevo passare per debole o pazza”. Ragazze “con caratteristiche fisiche e caratteriali diverse, provenienti da contesti familiari e sociali differenti”, le cui ricostruzioni sui presunti abusi subiti in palestra da Manuela Maccarani “sono molto simili”. Come i loro messaggi. “Bilancia nel cervello. Ma poi le scene sono da manicomio. Tutte nude in fila. Non si può vedere. Beh basta ecco. Fine di questa storia di m...”. E senza reggiseno, perché “poteva influire negativamente sul risultato”. Sono i particolari che emergono dalla carte dell’inchiesta sulla direttrice tecnica della nazionale azzurra di ginnastica ritmica per cui ieri il gip di Monza ha disposto l’imputazione coatta, malgrado la Procura avesse chiesto l’archiviazione del fascicolo. 

Temendo di ingrassare le atlete “erano portate a saltare i pasti, a limitare il consumo di acqua e ad assumere lassativi” soprattutto nel caso fossero incappate in “gratificazioni compensative” legate al cibo. Per loro dalle allenatrici solo “indicazioni approssimative e prive di fondamento scientifico” come quella che il peso delle atlete doveva essere 20 chili in meno rispetto alla loro altezza.

L’importante era l’obbligo di “risultato”, anche a scapito della loro salute. “In camera avevo una bilancia e mi pesavo continuamente, era diventata un’ossessione”. Le figure del nutrizionista e dello psicologo, attivate “tardivamente” dopo l’esplosione del caso mediatico, “si mostra come un tentativo di riabilitare l’immagine dell’Accademia di Desio e il mondo della ginnastica ritmica agonistica, non accompagnato da una sincera attenzione al benessere delle ginnaste”.

Un’atleta, al fidanzato nuotatore professionista che le chiedeva, in merito alle sue preoccupazioni in vista delle Olimpiadi di Tokyo, se non facessero incontri con un mental coach, rispondeva: “La nostra allenatrice non vuole... sa bene che tutto quello che passiamo in palestra non è normale”. Le indagini hanno poi fatto emergere “l’assoluta mancanza di indipendenza del nutrizionista e dello psicologo introdotti nello staff”. Il nutrizionista, figlio del compagno di Maccarani, aveva iniziato a operare senza “neppure avere terminato il percorso di studi”. Quanto allo psicologo, le atlete “faticavano ad aprirsi perché temevano che riportasse le loro confidenze all’allenatrice”, di cui chiedeva “la preventiva approvazione”. Anche la psicologa poi designata dal Coni aveva almeno in un’occasione riferito a Maccarani “le confidenze ricevute”. Allo scoppiare dello scandalo, Maccarani “contatta atlete e collaboratori per capire cosa avessero riferito agli inquirenti” e cerca foto dove le ragazze “mangiavano pizza e pandori”.