Venerdì 2 Agosto 2024

Mancano le stecche. Ingessata una gamba con la scatola di cartone. Ora indaga la Procura

All’ospedale di Patti costretti a medicare la frattura al perone con l’imballaggio. Il governatore Schifani: "Chiesta un’ispezione, chi ha sbagliato paghi".

Mancano le stecche. Ingessata una gamba con la scatola di cartone. Ora indaga la Procura

La frattura al perone di Elia Natoli, 30 anni, immobilizzata con un pezzo di cartone

PATTI (Messina)

Sembra di essere piombati in un ospedale in cui si sono interrotte, per una guerra in corso, le linee di rifornimento di materiale sanitario. Il Civico "Barone Romeo" di Patti è proprio così, solo che lì intorno non c’è alcuna guerra e la bellissima Patti dal mare turchese, a 12 chilometri da Messina, non è affatto tagliata fuori dalla civiltà. Eppure, nell’ospedale intitolato al barone-filantropo Ignazio Romeo, sembra di vivere in una surreale eterna precarietà. Sì, perché un giovane di 30 anni, Elia Natoli, si è visto immobilizzare la gamba, con il perone fratturato a seguito di un incidente in moto sabato notte, con un cartone da imballaggio, a causa della mancanza di stecche per l’ingessatura. E con l’arto che somigliava a una spedizione Amazon, se ne è tornato a casa mentre il padre Natalino inveiva: "Chiedo al presidente della Regione Sicilia: si può uscire dal pronto soccorso di Patti con un cartone al posto delle stecche? I medici non c’entrano niente, ma da oltre un mese mancano le stecche per stabilizzare gli arti. Forse era meglio finanziare la sanità invece dei festini per le elezioni europee".

Dopo l’esplosione del caso, il governatore Renato Schifani ha richiesto un’ispezione immediata, definendo l’accaduto "inaccettabile" e chiedendo che chiunque abbia commesso errori sia chiamato a risponderne. "Chi ha sbagliato deve pagare. Ho parlato col genitore del ragazzo, ho chiesto scusa a nome della Regione siciliana". Il giovane Elia ieri si è recato in una clinica privata di Messina dove lo hanno ingessato: costo 200 euro. Il ‘cartone di Patti’ innesca la polemica politica. "Quanto accaduto – dice il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo – è la perfetta cartina tornasole del disastro in cui versa la sanità siciliana. E l’assoluta inadeguatezza organizzativa e manageriale dei dirigenti sanitari e di conseguenza di chi li ha voluti e nominati". Per il M5S, quanto accaduto "è l’emblema di una sanità da Terzo mondo", mentre Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord, chiede le dimissioni di Schifani.

Intanto la Procura di Patti (Messina), come apprende l’Adnkronos, apre un fascicolo conoscitivo di inchiesta. Il caso è il sintomo di una condizione più ampia e diffusa nel Sud Italia, dove le infrastrutture sanitarie soffrono di scarsa gestione, carenza di personale, finanziamenti insufficienti e tecnologie obsolete. Questi problemi strutturali portano a continui episodi di malasanità. Su 470 casi accertati 10 anni fa dalla Commissione sulla Malasanità in Italia, 97 riguardavano la sanità calabrese, 91 quella siciliana, 51 il Lazio, 32 la Puglia e 31 la Campania. Oltre 300 casi di errori medici e disservizi gravi in sole 5 regioni. Non sembra che in questi anni le cose siano molto migliorate.

C’è il timore, poi, che l’Autonomia differenziata, ora legge, che consente alle regioni di gestire autonomamente diverse materie, tra cui la sanità, accentui le disparità e i divari nel sistema sanitario tra Nord e Sud Italia. Infatti, le regioni del Nord, con economie più forti, potrebbero destinare maggiori fondi alla sanità, migliorando infrastrutture e servizi. Invece, quelle del Sud, a corto di fondi per un gettito fiscale anemico, farebbero meno investimenti, peggiorando la già bassa qualità dei servizi. Inoltre con più risorse a disposizione, le regioni del Nord potrebbero offrire stipendi più competitivi per attirare personale medico specializzato, mentre le regioni del Sud faticherebbero a trattenere e attrarre medici (che già oggi, dati Cipress, sono 31,5 rispetto ai 35,7 dell’Emilia Romagna).

Nino Femiani