Giovedì 21 Novembre 2024
ANDREA BONZI
Cronaca

Maltempo, abusivismo piaga d'Italia. Cosa non va in 4 punti

Scarsa prevenzione, manutenzione a singhiozzo ed edifici costruiti in aree vincolate. Da Nord a Sud, i danni di frane e alluvioni non sono solo colpa dell’ondata di maltempo

Una veduta della "casa abusiva" a Palermo dove sono morte 9 persone

Una veduta della "casa abusiva" a Palermo dove sono morte 9 persone

Roma, 5 novembre 2018 - Lo stivale è fragile. Particolarmente esposto al cambio di clima che sta investendo tutto il mondo. Ma i disastri che si abbattono dal Nord al Sud dell’Italia non si possono certo attribuire solo al maltempo, seppur di intensità eccezionale. È la mancanza di manutenzione, prevenzione e cura del territorio a mettere a rischio i nostri concittadini: si calcola che ben 7,5 milioni di italiani vivano e lavorino in aree a rischio frane e alluvioni. E a ‘metterci il carico’ è una delle piaghe più dolorose del nostro Paese, l’abusivismo.

"La messa in sicurezza dei territori è l’unica vera opera pubblica necessaria – incalza il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani –. Condanniamo le lacrime di coccodrillo di chi non ha controllato e ha favorito l’abusivismo, o peggio di chi addossa la responsabilità agli ambientalisti da salotto". Quest’ultimo riferimento è al vicepremier Matteo Salvini, e arriva dopo le polemiche sul ‘condono’ contenuto nel decreto Genova in discussione in Parlamento. Il dispositivo prevede, dicono gli ambientalisti, due tipi di sanatoria. A Ischia (dove già nel 2006, quindi ben prima del terremoto del 2017, una frana cancellò una casa abusiva uccidendo 4 persone) i Comuni colpiti dal sisma potrebbero rendere legali immobili attualmente insanabili, rifacendosi addirittura al condono del 1985, che permette di autorizzare anche case realizzate in aree sottoposte a vincolo paesaggistico e idrogeologico. Il secondo condono del governo gialloverde riguarda i territori del Centro Italia colpiti dal sisma del 2016: "Si permetterebbe loro di sanare gli abusi fatti negli ultimi 13 anni, autorizzando anche aumenti di volumi".

"Il governo del cosiddetto ‘cambiamento’ ha dato un segnale da vecchia politica, al di là dell’effetto in senso stretto", osserva Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente e numero uno della Fondazione Symbola. Ma perché l’abusivismo è così duro da sconfiggere? "Perché troppo spesso si è fatto merce politica della tolleranza verso l’illegalità. Per favorire le demolizioni – chiude l’esponente Pd – lo Stato dovrebbe rendere automatici questi passaggi. Il rispetto delle regole, che devono essere, va da sé, semplici e sensate, è alla base anche di una buona economia". 

ABUSIVISMO EDILIZIO, ECCO COSA NON VA IN ITALIA - Schede a cura di ANDREA BONZI

1) Irregolare il 20% degli edifici. La crisi ha peggiorato le cose. L’abusivismo è una delle piaghe del nostro Paese. Ogni 100 edifici realizzati con le necessarie autorizzazioni, ne vengono tirati su quasi 20 abusivi (dati Istat). Il contagio non si ferma: durante la crisi economica, l’incidenza dei cantieri illegali è più che raddoppiata, nel 2007 la proporzione era di 9 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate. Nelle regioni del Centro e del Sud i livelli più alti: nel Mezzogiorno le nuove costruzioni abusive sono quasi il 50% del totale.

2) Ruspe a passo di lumaca. Eseguita una demolizione su 5​. Le ruspe italiane sono lumache. Negli ultimi 15 anni, solo un’ordinanza di demolizione su 5 è stata eseguita (dati Legambiente): sono stati abbattuti 14.018 immobili abusivi rispetto ai 71.450 ‘condannati’. Il tempo tra l’emissione del provvedimento e le ruspe arriva fino a 730 giorni in Campania, fanalino di coda. Sono invece buoni i risultati di Lombardia (37,3% di esecuzioni), Veneto (31,5%) e Toscana (24,8%). Ma la lentezza è spesso colpa della ‘connivenza’ delle amministrazioni, restie ad applicare provvedimenti malvisti dai propri elettori.

3) L’impunità dei condoni. E la burocrazia è un macigno​. L’abusivismo si nutre di aspettative di impunità e la cultura italiana dei condoni ha fatto danni irreparabili. Tre quelli tombali: 1985 (governo Craxi-Nicolazzi), 1994 e 2003 (entrambi con Berlusconi premier). Sanatorie che hanno fatto incassare l’equivalente di 16 miliardi allo Stato italiano, ma al prezzo di un messaggio di impunità per grandi e piccoli abusi. L’inerzia della burocrazia, poi, ha fatto il resto: nella pancia dei Comuni italiani, infatti, giace una montagna di carta dovuta alle richieste di condono ancora inevase (alcune delle quali da oltre 30 anni).

4) Un territorio troppo fragile. A rischio 7milioni di italiani​. L’Italia è storicamente un territorio fragile. Si calcola che le sole inondazioni abbiano causato nella penisola 145 morti e l’evacuazione di 40mila persone dal 2010 al 2016 (stime del Cnr). I danni economici causati dal maltempo superano i 7,6 miliardi (triennio 2013-2016). L’indagine di Legambiente su 1.500 Comuni italiani evidenzia che, nel 70% dei municipi, si trovano abitazioni in aree a rischio idrogeologico, nel 27% vi sono interi quartieri e nel 15% un ospedale o una scuola in zone dissestate. Vuol dire che 7,5 milioni di cittadini sono esposti a un pericolo.