Il ricovero in ospedale di papa Francesco rinfocola lo scontro nella Chiesa tra progressisti e tradizionalisti, destinato a salire di tono a fronte dei problemi di salute del Papa.
Per uno strano scherzo del destino, proprio nel giorno in cui Bergoglio è finito suo malgrado al decimo piano del Gemelli per un’infezione alle vie respiratorie, l’ex segretario personale di Benedetto XVI, monsignor Georg Gänswein, si è lasciato andare a considerazioni potenzialmente incendiarie sull’indice di gradimento in seno al collegio cardinalizio dell’attuale vescovo di Roma.
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Le parole di padre Georg
Dopo aver precisato, a poche ore dalla morte di Joseph Ratzinger, che la stretta bergogliana alla messa tridentina in latino aveva "spezzato il cuore" di Benedetto XVI –, minando così l’immagine di un rapporto sereno tra i due –, mercoledì padre Georg aveva dichiarato che "non pochi cardinali avrebbero vissuto bene se Angelo Scola fosse stato Pontefice". Un detto e non detto che lascia intendere, date le diverse sensibilità fra il Pontefice e l’arcivescovo emerito di Milano, vicino a Comunione liberazione, nel 2013 entrato Papa in conclave e uscitone cardinale, l’insofferenza verso il pontificato argentino di una fetta consistente di porporati.
Malessere interno
Esternazioni in rapida successione, quelle di Gänswein, spiegabili solo alla luce di un certo malessere personale per un possibile e indigesto nuovo incarico lontano dalla Curia romana – in predicato il ruolo di nunzio apostolico in Costa Rica –, oppure frasi che delineano anche scenari per un dopo Bergoglio? "È un incontinente", sbotta un cardinale fedele alla linea della prudenza.
I vertici ecclesiali
Ma ai vertici ecclesiali non manca nemmeno chi, sempre in camera caritatis , scorge nell’uscite del segretario particolare di Ratzinger l’intento di accreditarsi come kingmaker (esterno, essendo solo arcivescovo) di un ancora futuribile conclave. Quasi a lanciare un messaggio chiaro al fronte riformista che ha nei cardinali Jean-Claude Hollerich, lussemburghese e relatore al prossimo Sinodo dei vescovi, e nel belga Jozef De Kesel le sue punte di diamante: è vero che in Cappella Sistina su 123 porporati elettori solo una quarantina non sono di ’creazione’ bergogliana, ma c’è chi non ne vuole proprio sapere di un papato come l’attuale o di segno ancora più progressista su gay, donne e celibato dei preti. E si farà sentire.
Progressisti e conservatori
Insomma, conterà anche lo Spirito santo, ma la partita si preannuncia meno scontata di quanto si possa credere. Da qui il sostegno crescente dell’ala conservatrice all’arcivescovo di Budapest Peter Erdo, già presidente dei vescovi europei. Un profilo di compromesso, non così intransigente come Gerhard Mueller, ex prefetto della Dottrina della fede, o Raymond Burke, patrono dell’Ordine di Malta, spine nel fianco di Francesco.
I nomi circolanti per la successione li conosce anche il Papa che non ha mai escluso a priori l’ipotesi di una rinuncia al soglio petrino. Ed è difficile pensare che sia solo un caso il fatto che il prossimo viaggio apostolico dovrebbe condurlo proprio in quella Ungheria visitata già nel 2021. Sarà una tappa chiave per cercare la pace in Ucraina, ma anche per il futuro della Chiesa e dello stesso papato.