Sì, era malaria, e della variante più pericolosa. Andrea Poloni, il 55enne di Trevignano, in provincia di Treviso, deceduto martedì di ritorno da un viaggio in Congo – dove a novembre aveva portato un container di cibo con la compagna Carol Yanga Ilako nella cittadina di Mbandaka – non è la prima vittima italiana di chissà quale malattia misteriosa, come in un primo tempo sospettato viste le incertezze dell’Organizzazione mondiale della sanità sulle cause dei crescenti decessi nel Paese, ma semplicemente di malaria nella sua forma più acuta. La diagnosi ufficiale arriva dai laboratori di virologia e biosicurezza dello Spallanzani di Roma.
L’esame dei campioni di sangue inviati dall’ospedale di Treviso ufficializza la presenza di plasmodium falciparum, la specie parassitaria più temibile tra le quattro esistenti trasmesse dalle anopheles, un particolare tipo di zanzara. Escludendo la presenza "di altri agenti patogeni e virali co-infettanti", le analisi riducono sensibilmente il livello di allarme in Veneto. La Regione fa presente alla cittadinanza l’obbligo di "segnalare anche il solo sospetto di malattie infettive" che possano "rappresentare un rischio per la collettività". A questo proposito la Federazione degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ricorda, attraverso il suo sito, che ogni anno vengono segnalati svariati casi di "malaria da importazione legata principalmente ai viaggi tropicali e all’aumento dei flussi migratori". La compagna di Poloni dichiara a Repubblica.it: "Ci siamo spinti fino all’Equatore. Ora sono a Kinshasa. Qui nessuno è ammalato".
La forma di malaria congolese più aggressiva è nella regione di Panzi, a 700 chilometri dalla capitale: 149 i morti sui 592 casi censiti sino all’ultima comunicazione da Kinshasa: "Si tratta di malaria grave, sotto forma di malattia respiratoria, aggravata dalla malnutrizione". "È iniziata la stagione delle piogge ed è quella in cui aumentano i casi di malaria perché si indebolisce il sistema immunitario dei più fragili, e noi lo vediamo nei centri di salute dove i pazienti raddoppiano", contestualizza la dottoressa Teodora Chiocci, cooperante della onlus Amka.
Ministero della Salute e Istituto superiore di sanità certificano che "i precedenti casi di pazienti provenienti dal Congo (regione di Kinshasa), uno ricoverato a Lucca e l’altro a Cosenza, sono guariti". In Italia la situazione è stabile. Anche perché le autorità vigilano. Il ritrovamento nel 2022 a Lecce di un singolo esemplare di Anopheles sacharovi, considerata scomparsa in Italia da oltre 50 anni, non ha per ora alcuna conseguenza sul piano sanitario. Resta l’allarme per i casi di importazione. "L’Iss monitora costantemente la situazione – comunica il ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani –. È stato costituito un ristretto gruppo di coordinamento e sono in via di definizione indicazioni per la tempestiva individuazione di possibili nuovi casi". Pronto anche un piano quinquennale di risposta alle pandemie a trasmissione respiratorie: "Sarà adottato dopo la Conferenza Stato-Regioni".