Martedì 24 Dicembre 2024
LOREDANA DEL NINNO
Cronaca

Malaria, l'esperta: "Quella zanzara vive in Italia. Ma ammalarsi è rarissimo"

"Si trova soprattutto al centrosud" Malaria, "Sofia aveva lo stesso parassita degli altri bimbi ricoverati"

Zanzara (Ansa)

Roma, 7 settembre 2017 - Alessandra della Torre, docente associato di parassitologia al dipartimento di Sanità pubblica e malattie infettive alla Sapienza di Roma, ne è certa. Le zanzare Anopheles, veicolo della malaria, sono presenti anche in Italia Ma della Torre è ben lungi da voler creare allarmismi.

Malaria, "Sofia aveva lo stesso parassita degli altri bimbi ricoverati"

Dottoressa quali sono le zone a rischio?

«Le regioni preferite dalle Anopheles sono quelle tirreniche e centro meridionali come, ad esempio la Toscana. Questo però non significa che il pericolo di ammalarsi di chi vive in queste località sia alto».

Quindi non bisogna avere timori?

«I modelli matematici a disposizione ci dicono che la densità delle Anopheles in Italia è bassa, perciò l’eventualità che trasmettano l’infezione risulta rara. Lo dimostra il fatto che l’ultimo caso di malaria dovuto a una zanzara autoctona è stato documentato 30 anni fa a Grosseto. Va pure considerato che l’arrivo di persone affette da questa malattia in Italia è poco frequente».

Come avviene il contagio?

«Secondo lo schema uomo-zanzara-uomo. La zanzara, che a differenza di quello che molti credono non nasce infetta, punge un ammalato e può trasmettere l’infezione a una persona sana. L’animale diventa vettore della malattia una decina di giorni dopo aver punto la persona malata perché tanto impiega il parassita a moltiplicarsi e quindi a contagiare qualcun altro. I sintomi della malaria si manifestano invece dopo un paio di settimane».

Che idea si è fatta della tragedia di Trento?

«Sofia è stata uccisa dal Plasmodium falciparum, il patogeno più virulento e più diffuso in Africa. A mio parere non si può pensare che la bimba sia stata contagiata da una puntura di Anopheles, infettata dai due piccoli ricoverati, perché, in base a quello che spiegavo prima, mancano i tempi. Le ipotesi restano che abbia contratto la malattia mentre si trovava a Bibione o che qualcosa non abbia funzionato in ospedale, ma non voglio crederlo perché sarebbe un fatto gravissimo. Ovunque ormai vengono usati dispositivi ‘usa e getta’ proprio per evitare qualunque tipo di rischio».

Quanto ha inciso l’intensificazione dei viaggi e degli scambi internazionali sull’espansione delle patologie infettive trasmesse da zanzare, malaria compresa?

«Enormemente, perché grazie agli spostamenti si stanno diffondendo in tutta Europa diverse specie potenzialmente pericolose per la salute. Ma è soprattutto la velocità con cui avvengono gli spostamenti a determinare i rischi maggiori. Un aereo, un container o la valigia di un passeggero possono trasportare zanzare infette da un Paese all’altro, mentre nei viaggi più lunghi gli insetti non hanno molte possibilità di arrivare ancora vivi».

Si può agire di prevenzione?

«I test di controllo sono molto costosi e vengono fatti soltanto in determinate situazioni: ad esempio, nel caso della Zika, sono state controllate tutte le donne incinte di ritorno dal Brasile, oltre ovviamente a chi presentava specifici sintomi».

Tornando alle zanzare?

«Gli agenti patogeni trasmessi dagli insetti sono tanti. Una zanzara presente in Italia più della Anopheles è la Aedes Albopictus, nota come la zanzara tigre, portatrice di diverse patologie, tra cui dengue, febbre gialla, che causò un’epidemia di febbre chikungunya, qualche anno fa a Ravenna. La zanzara Culex, che punge di notte, può invece causare la West Nile, una patologia molto rischiosa per gli anziani».

Cosa si può fare?

«Oltre a disinfestare tombini con prodotti possibilmente biologici, evitare di tenere in casa, nei giardini e sui balconi contenitori che conservino acqua stagnante. Funzionano anche i repellenti per la pelle o gli ambienti».