Milano, 3 febbraio 2022 - Per la Lombardia l’emergenza smog resta un problema cronico. Il 2021 è stato un anno nero, non solo per via della pandemia ancora in corso, ma anche per la qualità dell'aria. Ma quello delle polveri sottili è un problema anche nazionale. Su 102 capoluoghi di provincia analizzati nel rapporto Mal'Aria 2022 di Legambiente, nessuno è riuscito a rispettare tutti e tre i valori limite suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ossia una media annuale di 15 microgrammi per metro cubo (μg/mc) per il Pm10, una media di 5 μg/mc per il Pm2,5 e 10 μg/mc per l’N02.
Dal report emerge che sono 17 le città con i valori più alti di polveri sottili (Pm10): tra queste ben cinque sono in Lombardia. Si tratta di Milano con 32 µg/mc, 31 μg/mc a Brescia, Lodi e Mantova, mentre a Cremona la media annuale è di 30 μg/mc. Sono 11 le province italiane più inquinate da Pm2,5 che superano di oltre 4 volte i valori Oms con le criticità maggiori registrate a Cremona e Venezia (media annuale 24 µg/mc contro un valore Oms di 5 µg/mc). Sono 13 invece le città più inquinate da biossido di azoto, NO2, con Milano che addirittura supera di tre volte il limite. Il capoluogo lombardo nel 2021 ha registrato una media annuale di 39 µg/mc contro un valore Oms di 10 µg/mc. Alti i dati anche a Bergamo (35 μg/mc di media), Como (36 μg/mc di media) e Pavia (31 μg/mc).
Dati allarmanti per Legambiente che torna così a ribadire l’urgenza di ripensare e ridisegnare in prima battuta le aree metropolitane, gli spazi pubblici urbani e la mobilità sostenibile, sempre più intermodale, in condivisione ed elettrica. "L’inquinamento atmosferico - spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente - non è un problema esclusivamente ambientale ma anche, e soprattutto, sanitario. In questo report di Mal’aria 2022 abbiamo voluto confrontare i valori medi annuali dei tre principali inquinanti atmosferici con quelli suggeriti dall’Oms. Nel giro di pochi anni, quindi, questi valori diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale e il non rispetto degli stessi porterà all’avvio di ulteriori procedure di infrazione per gli Stati membri inadempienti. L’Italia ha al momento attive tre procedure di infrazione per tre inquinanti come il Pm10, Pm2,5 e il biossido di azoto (NO2). Gli agglomerati chiamati in causa sono diversi e sono maggiormente concentrati nel Nord del Paese".
Tornando al report, Legambiente indica allo stesso tempo quali sono le distanze da colmare per avere città meno inquinate. Per il Pm10, per esempio, le città dovranno ridurre le concentrazioni mediamente del 33% per poter rientrare nei prossimi anni nei limiti più stringenti dell’Oms. Per il Pm2,5, la parte più fina delle polveri sottili e quella che desta maggiori preoccupazioni dal punto di vista della salute, l’obiettivo di riduzione delle concentrazioni a livello nazionale è del 61%. Di fronte a questo quadro e agli obiettivi di riduzione da raggiungere, l’associazione ambientalista rilancia le sue proposte in ambito urbano. Oltre all’importanza di ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo (con quartieri car free, "città dei 15 minuti" in cui tutto ciò che serve sta a pochi minuti a piedi da dove si abita, strade a 30 km all’ora, strade scolastiche, smart city), occorre anche aumentare il trasporto pubblico elettrico. Ma potrebbe non bastare. "Sul fronte del riscaldamento domestico - spiegano i referenti di Legambiente -, serve un piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, con abitazioni a emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali come il 'Bonus 110%' e che favorisca il progressivo abbandono delle caldaie a gasolio e carbone da subito, e a metano nei prossimi anni, verso sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili".