
Luigi De Magistris (Imagoeconomica)
Roma, 24 settembre 2014 - Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris ed il superconsulente Gioacchino Genchi sono stati condannati ad un anno e tre mesi di reclusione per il reato di abuso d'ufficio. La vicenda è relativa all'uso di alcuni tabulati telefonici nell'ambito dell'inchiesta Why Not, all'epoca in cui De Magistris era pm a Catanzaro. La sentenza di oggi è stata emessa dal giudice monocratico del tribunale di Roma, Rosanna Ianniello.
Nei confronti di De Magistris, nel maggio scorso, i pubblici ministeri avevano chiesto l'assoluzione. Per Genchi, invece, era stata sollecitata la condanna ad un anno e 6 mesi. La sentenza di oggi del giudice monocratico di Roma, attribuisce la penale responsabilità ad entrambe gli imputati. Il presidente Ianniello ha comunque concesso le attenuanti generiche, la sospensione della pena irrogata e la non menzione nel certificato penale. L'utilizzo dei tabulati telefonici oggetto del procedimento erano riferiti a diversi esponenti politici, da Romano Prodi, Clemente Mastella a Francesco Rutelli. La sospensione della condanna a un anno e tre mesi per De Magistris e Genchi, comprende anche la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici. Quindi questa non sarà efficace fino a quando non dovesse divenire definitiva la sentenza nel suo complesso. In aula a rappresentare la Procura è stato il pm Roberto Felici.
"La mia vita è sconvolta, ho subito la peggiore delle ingiustizie - commenta De Magistris -. Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti. Ma rifarei tutto, e non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato". Su Facebook scrive: "Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti. In Italia, credo, non esistano condanne per abuso di ufficio non patrimoniale. Sono stato condannato per avere acquisito tabulati di alcuni parlamentari, pur non essendoci alcuna prova che potessi sapere che si trattasse di utenze a loro riconducibili". "Prima mi hanno strappato la toga, con un processo disciplinare assurdo e clamoroso, perché ho fatto esclusivamente il mio dovere, dedicando la mia vita alla magistratura, ed ora mi condannano, a distanza di anni, per aver svolto indagini doverose su fatti gravissimi riconducibili anche ad esponenti politici", prosegue l'ex pm.