Palermo, 19 luglio 2015 - A ricordare in via D'Amelio le vittime della strage del 19 luglio 1992 sono arrivati anche i pm Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia, magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia, e il sindaco di Messina, Renato Accorinti. "Palermo ha ucciso suo figlio che invece l'amava tanto, del resto questa città ha scannato tanti suoi figli", ha detto Salvatore Borsellino ricordando il sacrificio del fratello Paolo. "Veniamo in via D'Amelio perché quell'esplosione non ha sbarrato le porte alla vita, ma alla mafia e perché qui il sangue innocente ha reso prezioso il sangue di tutti", commenta Luigi Lombardo, segretario provinciale del Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia).
QUELLA 126 - Nell'eccidio provocato dall'esplosione di una Fiat 126 imbottita di tritolo furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. A questi "fratelli, padri, madri e sorelle sono dedicate le lettere e le magliette che indossiamo simbolicamente" dicono i loro colleghi del Siap presenti sul luogo dell'esplosione.
PARLA MANFREDI - Manfredi Borsellino, figlio di Paolo, una carrierona in Polizia, dopo l'abbraccio di ieri con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi ha visitato in forma strettamente privata il Giardino della Memoria di Ciaculli e ha reso omaggio alle vittime della strage di Palermo del 19 luglio 1992 in cui caddero il padre, Paolo, e cinque agenti della polizia di Stato. Erano presenti il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Rodolfo Sabelli, il procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, il vice-presidente nazionale dell'Unione cronisti, Leone Zingales, il consigliere nazionale dell'Unci, Giuseppe Lo Bianco. "Il Giardino della Memoria - ha detto Manfredi Borsellino - è ormai uno dei simboli della legalità e della vera lotta alla mafia dove i cronisti e i magistrati spendono energie sane e saldi valori per allontanare da questa terra il cancro della mafia. Questo luogo è importante perché, al pari di via D'Amelio, è teatro delle visite delle scolaresche che così imparano a non disperdere la memoria".
SINDACATI POLIZIA - Per tutto il pomeriggio sul palco di via D'Amelio si sono invece alternate le testimonianze dei familiari delle vittime di mafia e le lettere lette dai poliziotti del Siap del reparto scorte e della squadra mobile idealmente indirizzate ai colleghi uccisi dalle stragi di mafia. Sono intervenuti anche Luciano Traina e Brizio Montinaro, fratelli degli agenti Claudio Traina e Antonio Montinaro uccisi, rispettivamente, nelle stragi di via D'Amelio e Capaci. Alle 16.58 il tradizionale minuto di silenzio ha ricordato la strage.
RENZI E GUERINI - Telegrafico il premier Matteo Renzi: "Non dimentichiamo mai l'eroismo di Paolo Borsellino e di Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina". Il rigore professionale del magistrato, il coraggio civile dell'uomo, sono gli insegnamenti più importanti che Borsellino ci ha lasciato. Lo Stato nelle sue Istituzioni ha compiuto molti passi avanti da allora, magistratura e forze dell'ordine hanno ottenuto risultati importanti nella lotta alla mafia. Noi, per la nostra parte possiamo solo raccoglierne il testimone per portare avanti con umiltà il lavoro di chi ha sacrificato la vita per liberare l'Italia dal crimine organizzato e dalla cultura mafiosa", promette il visegretario del Pd, Lorenzo Guerini, che ricorda anche il sacrificio della scorta.
GRASSO E BOLDRINI - "Coltivare la memoria del nostro passato, ogni giorno, è fondamentale perché da essa scaturiscono l'orgoglio e l'energia che servono per riscattare la dignità del nostro Paese", chiede il presidente del Senato, Pietro Grasso. E la presidente della Camera, Laura Boldrini, osserva: "La magistratura e le forze dell'ordine non possono essere lasciate da sole dinanzi al fenomeno mafioso. Accanto a un'indispensabile opera repressiva, è importante che siano fatte conoscere e custodite le idee di uomini come Paolo Borsellino, attraverso un'opera di educazione civile e culturale che cominci dai banchi di scuola e che rafforzi nei cittadini l'esigenza di far prevalere sempre il diritto su ogni forma di illegalità e di sopraffazione".
'TERZO LIVELLO' - "La mafia oggi rialza la testa, getta le fondamenta in altri affari, si fa sprezzante verso la famiglia Borsellino, ritesse la sua trama con quel 'terzo livello' che non è mai stato del tutto decapitato. In questo giorno ci stringiamo intorno ai figli di Paolo - dice Fabio Rampelli (Fratelli d'Iatlia-Alleanza nazionale) - ben sapendo di rappresentare un Movimento che per ora può solo offrire l'intransigenza sui valori di lotta alla mafia e difesa della legalità che hanno illuminato la strada a giudici coraggiosi e alle loro scorte".
"QUANTI DEPISTAGGI" - "Trovo allucinante che nessuno parli mai dei depistaggi che ci sono stati sulla strage di via d'Amelio. Depistaggi portati avanti da pezzi dello Stato"dichiara Pierpaolo Farina, fondatore di WikiMafia, prima enciclopedia nazionale sulle mafie italiane. "Senza contare che la penso esattamente come Manfredi Borsellino, figlio di Paolo, sull'antimafia di facciata, o meglio, sui carrieristi dell'antimafia, che sono ancora peggio dei mafiosi perché hanno la loro mentalità ma stanno dall'altra parte solo per far carriera. Danneggiando tutto il movimento antimafia e chi come noi fa le cose con rigore, passione e coscienza".
'RITROVARE L'AGENDA' - "L'agenda rossa di Paolo Borsellino è uno dei tanti buchi neri che ci sono intorno a questa storia - dichiara l'ex pm di palermo Antonio Ingroia -. L'agenda rossa è esistita ed è sicuramente lo scrigno nel quale Paolo Borsellino aveva costruito verità imbarazzanti, difficili e incofessabili che aveva acquisito in quei giorni e che sarebbero la chiave della verità sulla sua morte. Ora è da qualche parte nel Paese, nelle mani di qualcuno ed è usata per ricattare qualcun altro - prosegue -. L'Italia è un Paese che si fonda sui ricatti, sui ricatti incrociati. I documenti più preziosi sono sempre le cose che sono sparite sui luoghi del delitto subito dopo omicidi eccellenti".
ORLANDO E I DETRATTORI - "Questo 19 luglio verrà ricordato come momento rafforzamento della lotta alla mafia e del rifiuto della antimafia di facciata. Non abbiamo bisogno di cicale ma di formiche", ha replicato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Non è mancata la polemicuzza palermitana di giornata: "Lumia dice che ho iniziato io la stagione dell'antimafia di facciata? Io - s'inalbera il sindaco con il senatore del Pd ex presidnete dell'Antimafia - facevo i nomi dei Salvo e di Ciancimino già negli anni Ottanta. Gli eversivi fanno notizia. C'era una tempo in cui la lotta alla mafia era eversiva. Sinceramente diffido da chi utilizza gli autoproclami come Montante, Lumia, Virga. L'ho già detto: se Lumia rimane nel Pd, io non ho intenzione di rimanerci".