Mercoledì 15 Gennaio 2025
REDAZIONE CRONACA

Madre e calciatrice: "Il contratto fu rinnovato durante la gravidanza. Da lì partì la mia battaglia"

Alice Pignagnoli racconta la sua storia: le norme faticano a essere recepite "Mi considerano la sindacalista delle sportive perché ho difeso le donne".

Alice Pignagnoli, 36 anni, ex portiere del Ravenna, in una foto con la figlia Eva

Alice Pignagnoli, 36 anni, ex portiere del Ravenna, in una foto con la figlia Eva

Alice Pignagnoli, 36enne portiere reggiana e mamma di due figli (Eva, 4 anni e Mattia, un anno) – ora svincolata dopo la fine del contratto stagionale con il Ravenna (Serie B) – è stata la prima calciatrice italiana ad avere il rinnovo in gravidanza. Anzi, a non essere stata licenziata...

Una rivoluzione.

"Purtroppo però solo a metà. C’è ancora tanto da fare per i diritti delle mamme sportive. Nel 2019 giocavo nel Cesena, in Serie B e scoprii di essere incinta. Fu quasi una tragedia perché significava finire la carriera. E rescissione del contratto. Funzionava così. Ma grazie alla sensibilità dei proprietari del club, marito e moglie, mi offrirono un rimborso per restare vicina alla squadra, ma soprattutto il rinnovo di contratto al settimo mese di gravidanza".

Un gesto che ha cambiato le regole.

"Da lì è partita la mia battaglia. Mi sono detta: perché le mamme atlete non possono tornare a giocare? Dopo cento giorni dal parto, con tanto sacrificio, sono rientrata in campo. Ma soprattutto ho fatto da apripista all’articolo 8 inserito, nel 2021, nel contratto nazionale calciatrici che recita: in caso di maternità, nessun atleta può essere licenziato. E, contestualmente, grazie alla battaglia dell’islandese Sara Bjork Gunnarsdottir (ex Juventus Women, ndr) che ha fatto causa al Lione che non la pagava dopo essere rimasta incinta, la Fifa ha emesso una normativa con validità mondiale: è illegittimo rescindere un contratto in caso di maternità".

Insomma, la vittoria più bella…

"Anche io lo pensavo. E invece a ottobre 2022 resto incinta di nuovo. Giocavo alla Lucchese, in Serie C. Hanno smesso di pagarmi, estromettendomi dalla rosa e pure dai gruppi social, intimandomi di restituire il materiale e persino di liberare l’alloggio concesso. Dicevano che quell’articolo 8 poteva essere applicato solo per i professionisti che in Italia, per le donne, è solo la Serie A. Qui ho capito che il problema spesso sono le norme che faticano ad essere recepite e applicate, ma soprattutto il difetto culturare di calpestare i diritti delle donne".

Poi però ha avuto ragione.

"Ho sollevato un polverone con interviste diventate virali, le Iene fecero incursione al campo della Lucchese, Laura Boldrini presentò un’interrogazione in Parlamento e dopo poco gli avvocati del club mi hanno chiamato per chiedermi cosa volessi. Ma non ho fatto causa, ho solo preteso che ammettessero l’errore e pagassero quanto mi spettava. Così poi ho percepito il fondo maternità della Federazione".

Basta questo?

"Certo che no. Il problema è il post-parto: alle atlete viene chiesto di tornare ad essere performanti altrimenti rischiano il contratto nell’anno successivo. Ma un figlio va gestito, non è che possiamo buttarlo via... Se lo sport vuole essere un modello per i giovani e per le donne, bisogna capire che è un lavoro. Ed è giusto che le mamme abbiano un supporto, specie in un momento dove c’è un tasso di natalità bassissimo. È una battaglia di civiltà".

A Parigi, nel Villaggio Olimpico per la prima volta c’erano gli spazi per i figli degli atleti.

"In Francia, come negli Usa e in Spagna sono più avanti di noi. In Italia solo il Milan ha introdotto una policy intelligente: in caso di gravidanza, alla calciatrice viene sospeso il contratto che riprende subito dopo la fine della maternità, così da non perdere durata".

Questa sua battaglia l’ha più aiutata o danneggiata in carriera?

"Il mio procuratore spesso mi diceva che le società mi considerano la sindacalista delle calciatrici, perciò avevano remore ad ingaggiarmi per evitare eventuali ‘grane’. Il calcio femminile è ancora un mondo dove le atlete percepiscono uno stipendio medio di un magazziniere di un club di Serie C maschile. Di che parliamo...?".

Daniele Petrone