Matteo
Massi
Qual è la colpa? Quella di essere (e di cantare) Un ragazzo fortunato? Perché altrimenti non si capisce tutto questo fuoco di fila che si è scatenato in quest’estate contro Jovanotti e contro la sua creatura: il Jova Beach Party. Che può piacere o non piacere ma che non ha avuto mai la pretesa di appuntarsi all’occhiello l’esclusiva di essere un’operazione di ambientalismo duro e puro. Duro e puro appunto: sono questi due aggettivi, probabilmente, a scatenare una corsa a chi sale sul podio più alto per dare lezioni di ambientalismo a Jovanotti. Di certo c’è quello che Il ragazzo fortunato – e che ci vede anche lungo – aveva capito più o meno tre anni fa quando iniziò quest’avventura e disse: "Mai mi sarei aspettato che il mondo dell’associazionismo ambientalista fosse così pieno di divisioni, veleni e inimicizie". Ben prima di esplodere nell’"econazisti" dell’altro giorno.
La sua colpa, forse, a questo punto è quella di aver scelto il Wwf come garante del suo tour nelle spiagge, perché gli altri – associazioni o anche lupi solitari ambientalisti (da tastiera e non) – non l’hanno presa bene. E hanno iniziato ad attaccarlo. Surreale è la vicenda del “Jova beach party“ che si è tenuto a Lido di Fermo e che ha costretto il Wwf a intervenire sulla questione specifica: la nidificazione del fratino. "Non si registrano nidificazioni del citato fratino in questa zona – ha scritto l’associazione ambientalista, definendo le polemiche strumentali – dal 2017". Quando il Jova Beach party era ancora lontano dall’arrivare e addirittura dall’essere pensato.
Ma siamo sicuri, a questo punto, che quella famigerata parola inglese “Greenwashing“ che banalmente significa “ambientalismo di facciata“ sia da rimproverare solo a Jovanotti e non a qualcun altro? Viene naturale chiederselo dopo tutto questo can-can che – c’è da scommetterci – durerà ancora per qualche settimana.