L'Università Cattolica del Sacro Cuore e la Fondazione Ente dello Spettacolo hanno promosso ieri due eventi alla 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia incentrati su ricerca e formazione nel settore del cinema e degli audiovisivi. La giornata è stata pensata per evidenziare come il cinema, da sempre caleidoscopio dell’animo e delle possibilità umane, ha una fondamentale valenza culturale e la capacità di raccontare il Paese, è fattore di crescita economica per i territori, offre possibilità di futuro professionale per i giovani, è occasione di innovazioni linguistiche e industriali.
In particolare, presso lo spazio Fondazione Ente dello Spettacolo all’Hotel Excelsior al Lido di Venezia ieri mattina si è parlato di “Territori mediali”: come la comunicazione, il cinema e la televisione raccontano e rappresentano i luoghi e quali opportunità per le destinazioni nazionali”.
Dopo l’introduzione di Massimo Scaglioni, direttore del Certa, Centro di ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi dell’Università Cattolica, hanno aperto i lavori i saluti del rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, e del presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, don Davide Milani.
Il rettore ha dichiarato che «lo studio delle opere cinematografiche e degli audiovisivi in Università Cattolica ha una lunga storia, direi pionieristica: a partire dai professori Mario Apollonio e Gianfranco Bettetini l’ateneo ha indagato precocemente sul valore culturale, sociale e politico dell’opera cinematografica e televisiva. Oggi riflettiamo sul rapporto del cinema con i territori, i luoghi, le location grazie all’originale ricerca del Certa. Ci sono film che prescindono dal luogo, altri che sono incastonati nei luoghi e da questi influenzati; altre opere audiovisive sono narrazione di un luogo o un territorio. Questi luoghi rappresentano contesti socio-culturali, comunità che si presentano al grande pubblico nazionale e internazionale. Le opere audiovisive ci portano come spettatori dentro i luoghi valorizzandone nei casi migliori la loro dimensione culturale e sociale. Non si rappresentano solo destinazioni, ma percorsi, contesti, storie; su questo si può fare leva per promuovere nella visione dei luoghi attraverso gli audiovisivi un recupero dell’approccio del viaggiatore dell’Ottocento più che del semplice turista che spesso ha poco tempo per visitare una città, un territorio. Ecco che un‘opera cinematografica così intesa può rappresentare un mezzo per una conoscenza meno superficiale della ricchezza e della bellezza del nostro paese».
La valenza culturale e sociale delle opere audiovisive è stata sottolineata anche da don Davide Milani: «Lavorare sul rapporto cinema e territori per noi è importante perché, come Fondazione Ente dello Spettacolo e Rivista del Cinematografo, non ci occupiamo di cinema anzitutto come fatto economico ma ci interessa come occasione culturale e sociale. Una questione che spesso viene dibattuta in modo superficiale, semplicemente in termini di attrattività turistica e produzione immediata di ricchezza. In realtà il cinema può stimolare i territori a conoscersi, indagare sulla propria storia, tradizioni, eccellenze, patrimoni culturali. E soprattutto attrezzarsi per narrarsi a sé e a chi non conosce queste esperienze. Dall’incontro tra territori così e il cinema nascono le storie che danno forma all’immaginario filmico, rendendo universalmente conosciute preziose esperienze locali. Così il nostro Paese diventa più forte e coeso».
Durante l’incontro è stata presentata la ricerca condotta dal Certa e da Cattolica per il turismo realizzata nel 2021 per rispondere alla domanda: in che modo è possibile far ripartire e far crescere un settore come il turismo penalizzato dalla pandemia, ma che resta un motore essenziale per il Pil del Paese?
Massimo Scaglioni ha associato a questo un altro interrogativo: «Quanto i media audiovisivi, in particolare il cinema, la serialità, la televisione, la pubblicità sono in grado di generare notorietà su alcuni luoghi, immagini, e innescare meccanismi di desiderabilità? I media in questo ambito svolgono un ruolo essenziale per promuovere le destinazioni turistiche e per costruire un immaginario e uno story telling sui luoghi italiani. Dall’indagine è emerso che il 56% dei turisti viaggiatori europei riconosce che i contenuti audiovisivi hanno contribuito a formare un’immagine delle regioni italiane. I media tradizionali, in particolare quelli che esaltano la dimensione della narrazione e della rappresentazione come il cinema e la serialità, sono essenziali a monte per creare notorietà, attrattività e desiderabilità».
L’Università Cattolica è stata protagonista anche di un altro evento intitolato “Formare all’audiovisivo. Le sfide di un’industria che cambia” dove il prorettore dell’Ateneo, Antonella Sciarrone Alibrandi, ha portato il suo saluto.
«Per il quarto anno la nostra università è presente a Venezia nello spazio della Fondazione Ente dello Spettacolo - ha sottolineato il prorettore Sciarrone -. E oggi ha potuto mostrare le sue due anime: nell’incontro di questa mattina la ricerca e nel pomeriggio la formazione. La matrice è quella di una università sempre in dialogo e che costruisce percorsi formativi in sinergia con gli stakeholder e con i protagonisti delle filiere, in questo caso del cinema e dell’audiovisivo. Nell’anno del Centenario dell’Ateneo è significativo vedere oggi la presenza di tanti nostri studenti che fanno attività di stage e di nostri alumni a testimonianza di un legame che continua anche una volta che il percorso formativo è terminato con un grande arricchimento per tutti».
I percorsi formativi di laurea e post-laurea comprendono anche l’accompagnamento al mondo del lavoro e su questo fronte è intervenuto il direttore della sede di Milano dell’Università Cattolica, Mario Gatti per il quale «il mix tra accademia e professioni è una vera e propria “fertilizzazione” che contribuisce alla formazione delle nuove generazioni e all’aggiornamento dei professionisti. Da un lato, infatti, l’università può sempre imparare e dall’altro le professioni possono contare su giovani preparati che si affacciano alla professione e su persone che si aggiornano».
Un esempio virtuoso di formazione postlaurea che è stato raccontato durante l’incontro è il master “International Screenwriting and Production”.
«Il master è nato nel 2000 come corso breve e da allora (quando regnava la mini-serie che oggi non si vede praticamente più), sono cambiate molte cose - ha dichiarato il direttore Armando Fumagalli -. Sono subentrate le piattaforme, gli story editor e i producers vanno sul set... Capire come sta cambiando questo mondo è certamente importante. D’altra parte, però, l’attività formativa del master consiste anche nel trasmettere nozioni fondamentali sullo storytelling, applicate alla cinematografia e agli audiovisivi, che servono sempre. Una persona con una formazione completa sarà in grado di scrivere un film, un libro o un podcast».
Durante l’incontro hanno portato la loro testimonianza due alumnæ dell’Ateneo. Veronica Galli, oggi Story Editor and Development Executive presso Lotus Production, si è laureata ai corsi triennale e magistrale di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere e ha frequentato il Master International Screenwriting and Production. Si è diplomata allo stesso master anche Bianca Sartirana, Managing Director and Executive Producer di Save The Cut che in Università Cattolica ha conseguito anche due lauree, triennale e magistrale, alla facoltà di Lettere e Filosofia.